… Le tradizioni e le regole manifestano in pienezza le fede, l’impegno e il valore dei nostri padri …

Lettera Aperta / Azione Morale del Cappellano Militare in occasione della sua partenza per la Missione in Afganistan
Carissimi,
sono in partenza per Bala Murghab, (Valle del fiume Murghab) nel Badghis, in Afganistán a Nord Ovest sul confine con l’Iran e il Turkmenistan, come vogliono i miei superiori, questa è la vita del Sacerdote e del Cappellano: una delle promesse che noi facciamo alla nostra Ordinazione Sacerdotale è l’Ubbidienza, con questo spirito e senza nessun merito parto a servire quei nostri colleghi che sono nelle prime file del teatro Afgano. Agli occhi di chi pensa che è ingiusto lasciare una comunità senza il suo Cappellano, dico che è un’occasione per verificare la propria fede e vedere lo spirito di collaborazione e di responsabilità che si è creato senza essere egoisti, ma con uno spirito di condivisione.
Rimanere qualche mese senza il “prete” può servire a capire quanto sia importante il suo ruolo nelle nostre Caserme e realtà, per la vita personale e di tutta la comunità al di la dei pregi o difetti personali o a chi la presenza può sembrare invadente, dare l’occasione di respirare e di riflettere. Nella dinamica della nostra “Chiesa tra i militari”, questo è un servizio fondamentale che a rotazione spetta assolvere e che, il non rendersi disponibili, vorrebbe dire rinunciare a quella missione di annuncio che ci è stata affidata dalla Chiesa tramite il Vescovo, così vi lascio per qualche tempo e questa pausa servirà a tutti per migliorare.
Ora, prima di partire vorrei lasciarvi questo scritto, animando il vostro cuore e la vostra anima a fare sempre bene e meglio e a curare le piccole cose quotidiane che dicono amore ai grandi ideali. Non pensate che siano di secondo piano, ma sono il cuore, le tradizioni e le regole che manifestano in pienezza le fede, l’impegno e il valore dei nostri padri.
So che la lettera è lunga,
ma sono certo che arriverete in fondo a leggerla
Permettetemi, di continuare a parlarvi con semplicità trattando temi che forse potreste pensare futili e superficiali pensando alle mille cose più pressanti e gravi e urgenti che ogni persona o popolo deve affrontare, ma vi assicuro che il linguaggio convenzionale, fatto di buona educazione, stile, dignità, eleganza e rispetto di regole, è il segno che si crede in quello che si fa e si crede nei valori della Pace, della sicurezza, della dignità e della tradizione di una famiglia, di una nazione, di una persona, pertanto non sono secondari a nulla.
Capite bene che tutto ciò non è un discorso strettamente religioso, ma in quanto prete con voi e per voi, mi sento di parlarvi dello spirito che deve animare ogni nostro gesto, azione, scelta, sia privata che di lavoro.
Per noi che portiamo le stellette tutto questo diventa ancora più coinvolgente e determinante, perché è un “lavoro” a servizio dei cittadini che ci guardano e ci giudicano.
Indossare una divisa, che sia da prete, da militare o di altro genere ci porta a fermarci con serietà a ripensare al nostro modo di essere e di vivere. Il nostro, non è un lavoro qualsiasi, ma ci sono delle responsabilità e una dignità di fondo, dignità che ogni persona deve esprime con la sua professionalità, fatta di rispetto delle regole, sia personali che comunitarie.
Ogni società, ogni categoria, ogni religione, ogni lavoro, … ogni persona, famiglia, gruppo o individuo ha delle regole, dimenticarsi di questo significa non credere in quello che si fa, significa approfittare delle situazioni, significa non aver rispetto di chi siamo e da chi arriviamo e a chi siamo mandati, sia nel privato che nel pubblico.
Mi permetto di fare questo discorso, come Cappellano Militare, perché credo che rivisitando questi elementi fondamentali della convivenza, vuol dire educarsi a seguire la volontà di Dio e a sapersi fidare di Lui, ma anche in questo caso talvolta siamo più pronti a giudicare che a seguire, ad uniformarci a camminare insieme. La singolarità e libertà delle persone non sta nel fare ognuno ciò che vuole giustificando così le proprie comodità o esigenze, nel lamentarsi e basta, ma significa adeguarsi a un progetto a uno stile e condividerlo. Anche la società civile, laica ha questa dinamica e la dove non c’è rispetto c’è confusione.
Da queste premesse partono le regole del buon gusto, del galateo, della buona educazione, dell’opportunità. Saper stare insieme, saper ascoltare, saper rispondere con educazione vivendo e convivendo insieme, rispettando i ruoli e gli incarichi, ci permette di vivere con serietà e dignità.
Pertanto ci dobbiamo educare al buon gusto nell’abbigliamento, nel linguaggio, nei luoghi che frequentiamo, nei divertimenti, nei momenti di relax…
Dignità dell’essere militare che si esprime non solo nella capacità di fare qualche cosa, ma di presentarsi come colui che esprime un gruppo che ha un impegno pubblico: divisa, educazione, linguaggio ….
Attraverso a come mi presento, già dico serietà e tipo di servizio. Anche in famiglia ci sono linguaggi di questo genere in alcune circostanze ci vestiamo e facciamo determinate cose, per dire attenzione, amore, impegno e questo vale anche nel nostro servizio alle armi.
Pertanto non lasciatevi andare, non cadete nella noia di uno stile di vita, non adattatevi solo alla comodità delle cose e delle situazioni, ma siate protagonisti della vostra vita.
Capacità di sapersi adattare all’ambiente, alla situazione, all’evento che stai vivendo. Se esci con la ragazza a cena, la tua eleganza nel vestire, nello stare a tavola, nel linguaggio, nella scelta del posto ti darà punti, le buone maniere in casa, il valore del dialogo, del rispetto in famiglia ti farà grande, la dignità della tua persona da come cammini, a come ti vesti a come ti comporti ti farà Signore.
Carissimi, sono consigli di un fratello maggiore. Ogni circostanza, ogni posto ha il suo stile, non puoi andare a teatro come vai in piscina, ne in chiesa come vai a giocare, ne al lavoro, come stai in casa, non puoi per rispetto e perché la tua libertà vincolerebbe quella degli altri, mancherebbe di rispetto verso gli altri.
Non rilassarti, non scadere nei modi, nel linguaggio, nella vita, divertiti e sapete quanto sia importante perché ve lo ripeto sempre, ma divertirsi non vuol dire distruggersi, non vuol dire esagerare. Può non piacerti questo modo, ma questa è la vita su questo pianeta, le società moderne, ed evolute, hanno e si sono date un codice dello stare insieme che è rispetto; come guidi, per esempio, sei rispettoso?, come tieni la camera dove vivi, come usi le cose di tutti? …. come dici la tua attenzione alle persone?, Come parli? …
Per noi militari, tutto questo è più forte, più impegnativo così come ogni lavoro o servizio pubblico.
Così vi penso impegnati e ubbidienti alle regole, chi sa ubbidire, saprà un giorno comandare e dirigere la sua famiglia, le persone a lui affidate.
Ora vi saluto con la speranza di rivederci al termine del mio mandato per riprendere il cammino, tutti arricchiti da questo tempo di pausa, e continuare a crescere nell’amore a Dio, alla Patria e alla Famiglia, sull’esempio dei nostri padri, alla luce del Vangelo del Signore, nostra unica vera guida, lui è il “Padreeterno” e chi pensa di potersi sostituire, ricordo che tutto passa e solo Cristo rimane.
A presto figli miei, scusate se in questi anni, sono stato pesante, o ho offeso qualcuno, o se avete pensato male di me per i miei atteggiamenti troppo liberi, si un po’ di “follia”, sincera e scherzosa e scanzonata aiuta a ritornare con i piedi per terra e a vivere con gioia la vita che Dio ci ha dato, se qualcuno ha pensato differentemente e vuole vedere il male o fare male con le sue chiacchiere e pettegolezzi, si faccia un esame di coscienza e in questi mesi preghi Dio perché sappia sempre gareggiare nel parlare bene dei fratelli.
Vi abbraccio e vi saluto con il saluto di Cristo: la Pace sia con voi.
Solbiate Olona, 1 Settembre 2011
Vostro don Marco
Carissimi,
sono in partenza per Bala Murghab, (Valle del fiume Murghab) nel Badghis, in Afganistán a Nord Ovest sul confine con l’Iran e il Turkmenistan, come vogliono i miei superiori, questa è la vita del Sacerdote e del Cappellano: una delle promesse che noi facciamo alla nostra Ordinazione Sacerdotale è l’Ubbidienza, con questo spirito e senza nessun merito parto a servire quei nostri colleghi che sono nelle prime file del teatro Afgano. Agli occhi di chi pensa che è ingiusto lasciare una comunità senza il suo Cappellano, dico che è un’occasione per verificare la propria fede e vedere lo spirito di collaborazione e di responsabilità che si è creato senza essere egoisti, ma con uno spirito di condivisione.
Rimanere qualche mese senza il “prete” può servire a capire quanto sia importante il suo ruolo nelle nostre Caserme e realtà, per la vita personale e di tutta la comunità al di la dei pregi o difetti personali o a chi la presenza può sembrare invadente, dare l’occasione di respirare e di riflettere. Nella dinamica della nostra “Chiesa tra i militari”, questo è un servizio fondamentale che a rotazione spetta assolvere e che, il non rendersi disponibili, vorrebbe dire rinunciare a quella missione di annuncio che ci è stata affidata dalla Chiesa tramite il Vescovo, così vi lascio per qualche tempo e questa pausa servirà a tutti per migliorare.
Ora, prima di partire vorrei lasciarvi questo scritto, animando il vostro cuore e la vostra anima a fare sempre bene e meglio e a curare le piccole cose quotidiane che dicono amore ai grandi ideali. Non pensate che siano di secondo piano, ma sono il cuore, le tradizioni e le regole che manifestano in pienezza le fede, l’impegno e il valore dei nostri padri.
So che la lettera è lunga,
ma sono certo che arriverete in fondo a leggerla
Permettetemi, di continuare a parlarvi con semplicità trattando temi che forse potreste pensare futili e superficiali pensando alle mille cose più pressanti e gravi e urgenti che ogni persona o popolo deve affrontare, ma vi assicuro che il linguaggio convenzionale, fatto di buona educazione, stile, dignità, eleganza e rispetto di regole, è il segno che si crede in quello che si fa e si crede nei valori della Pace, della sicurezza, della dignità e della tradizione di una famiglia, di una nazione, di una persona, pertanto non sono secondari a nulla.
Capite bene che tutto ciò non è un discorso strettamente religioso, ma in quanto prete con voi e per voi, mi sento di parlarvi dello spirito che deve animare ogni nostro gesto, azione, scelta, sia privata che di lavoro.
Per noi che portiamo le stellette tutto questo diventa ancora più coinvolgente e determinante, perché è un “lavoro” a servizio dei cittadini che ci guardano e ci giudicano.
Indossare una divisa, che sia da prete, da militare o di altro genere ci porta a fermarci con serietà a ripensare al nostro modo di essere e di vivere. Il nostro, non è un lavoro qualsiasi, ma ci sono delle responsabilità e una dignità di fondo, dignità che ogni persona deve esprime con la sua professionalità, fatta di rispetto delle regole, sia personali che comunitarie.
Ogni società, ogni categoria, ogni religione, ogni lavoro, … ogni persona, famiglia, gruppo o individuo ha delle regole, dimenticarsi di questo significa non credere in quello che si fa, significa approfittare delle situazioni, significa non aver rispetto di chi siamo e da chi arriviamo e a chi siamo mandati, sia nel privato che nel pubblico.
Mi permetto di fare questo discorso, come Cappellano Militare, perché credo che rivisitando questi elementi fondamentali della convivenza, vuol dire educarsi a seguire la volontà di Dio e a sapersi fidare di Lui, ma anche in questo caso talvolta siamo più pronti a giudicare che a seguire, ad uniformarci a camminare insieme. La singolarità e libertà delle persone non sta nel fare ognuno ciò che vuole giustificando così le proprie comodità o esigenze, nel lamentarsi e basta, ma significa adeguarsi a un progetto a uno stile e condividerlo. Anche la società civile, laica ha questa dinamica e la dove non c’è rispetto c’è confusione.
Da queste premesse partono le regole del buon gusto, del galateo, della buona educazione, dell’opportunità. Saper stare insieme, saper ascoltare, saper rispondere con educazione vivendo e convivendo insieme, rispettando i ruoli e gli incarichi, ci permette di vivere con serietà e dignità.
Pertanto ci dobbiamo educare al buon gusto nell’abbigliamento, nel linguaggio, nei luoghi che frequentiamo, nei divertimenti, nei momenti di relax…
Dignità dell’essere militare che si esprime non solo nella capacità di fare qualche cosa, ma di presentarsi come colui che esprime un gruppo che ha un impegno pubblico: divisa, educazione, linguaggio ….
Attraverso a come mi presento, già dico serietà e tipo di servizio. Anche in famiglia ci sono linguaggi di questo genere in alcune circostanze ci vestiamo e facciamo determinate cose, per dire attenzione, amore, impegno e questo vale anche nel nostro servizio alle armi.
Pertanto non lasciatevi andare, non cadete nella noia di uno stile di vita, non adattatevi solo alla comodità delle cose e delle situazioni, ma siate protagonisti della vostra vita.
Capacità di sapersi adattare all’ambiente, alla situazione, all’evento che stai vivendo. Se esci con la ragazza a cena, la tua eleganza nel vestire, nello stare a tavola, nel linguaggio, nella scelta del posto ti darà punti, le buone maniere in casa, il valore del dialogo, del rispetto in famiglia ti farà grande, la dignità della tua persona da come cammini, a come ti vesti a come ti comporti ti farà Signore.
Carissimi, sono consigli di un fratello maggiore. Ogni circostanza, ogni posto ha il suo stile, non puoi andare a teatro come vai in piscina, ne in chiesa come vai a giocare, ne al lavoro, come stai in casa, non puoi per rispetto e perché la tua libertà vincolerebbe quella degli altri, mancherebbe di rispetto verso gli altri.
Non rilassarti, non scadere nei modi, nel linguaggio, nella vita, divertiti e sapete quanto sia importante perché ve lo ripeto sempre, ma divertirsi non vuol dire distruggersi, non vuol dire esagerare. Può non piacerti questo modo, ma questa è la vita su questo pianeta, le società moderne, ed evolute, hanno e si sono date un codice dello stare insieme che è rispetto; come guidi, per esempio, sei rispettoso?, come tieni la camera dove vivi, come usi le cose di tutti? …. come dici la tua attenzione alle persone?, Come parli? …
Per noi militari, tutto questo è più forte, più impegnativo così come ogni lavoro o servizio pubblico.
Così vi penso impegnati e ubbidienti alle regole, chi sa ubbidire, saprà un giorno comandare e dirigere la sua famiglia, le persone a lui affidate.
Ora vi saluto con la speranza di rivederci al termine del mio mandato per riprendere il cammino, tutti arricchiti da questo tempo di pausa, e continuare a crescere nell’amore a Dio, alla Patria e alla Famiglia, sull’esempio dei nostri padri, alla luce del Vangelo del Signore, nostra unica vera guida, lui è il “Padreeterno” e chi pensa di potersi sostituire, ricordo che tutto passa e solo Cristo rimane.
A presto figli miei, scusate se in questi anni, sono stato pesante, o ho offeso qualcuno, o se avete pensato male di me per i miei atteggiamenti troppo liberi, si un po’ di “follia”, sincera e scherzosa e scanzonata aiuta a ritornare con i piedi per terra e a vivere con gioia la vita che Dio ci ha dato, se qualcuno ha pensato differentemente e vuole vedere il male o fare male con le sue chiacchiere e pettegolezzi, si faccia un esame di coscienza e in questi mesi preghi Dio perché sappia sempre gareggiare nel parlare bene dei fratelli.
Vi abbraccio e vi saluto con il saluto di Cristo: la Pace sia con voi.
Solbiate Olona, 1 Settembre 2011
Vostro don Marco
Guarda la stella, invoca Maria

Cari Amici,
si avvicina il tempo di pausa e di relax, e mi voglio far presente con questa mia abituale “lettera aperta” per ricordarvi di passare questo tempo con le persone che amate e ricordarvi che il periodo estivo, dal punto di vista religioso è caratterizzato da una grande festa, quella di ferragosto, è la festa di Maria, Madre di Dio che è assunta in cielo in anima e corpo, un’antica e importante dogma. Ora nella vita cristiana la Pasqua è la festa forse più importante, ma assieme a quella di Cristo vorrei sottolineare la Pasqua anche di Maria, perché con lei si è aperta la serie dei risorti, dice S. Paolo nella 1 Lettera ai Corinti al capitolo 15: “Come tutti muoiono in Adamo, così tutti, riceveranno la vita in Cristo. Ciascuno però nel suo ordine: prima Cristo, poi, alla sua venuta quelli che sono di Cristo…”.
Dopo Cristo, dopo Maria risorgeremo anche noi. Ci prepariamo allora con lo stile della Quaresima di Cristo, a vivere questo tempo con impegno e lo chiameremo la Quaresima di Maria : COME FARE?
Facciamoci evangelizzare ogni giorno da Maria.
Il rosario è il vangelo annunciato da Lei ascoltato insieme a lei, potrebbe essere una buona preghiera in questo tempo, non è la preghiera delle vecchiette, ma è l’espressione dell’amore, che continuamente si ripete, prova a recitarlo. Andate a messa la domenica, provate a dire a Dio ti voglio bene in questo modo.
Facciamo promessa di obbedienza a Lei.
Siamo certi che attraverso lo Spirito, Dio ci dirà qual è la nostra strada, quali le nostre scelte e saremo capaci di portare le nostre croci ogni giorno, sapendo che Lui è con noi sempre anche quando noi crediamo che ci abbia abbandonati. Fidatevi e affidatevi a Lui.
Preparatevi con una bella confessione
Non andate dal sacerdote con la lista della spesa, ma andate con il cuore in mano e con il desiderio di togliere i pesi dal cuore e confidarvi, non pensate che è una persona, magari peggiore di voi, ma è Gesù che vi aspetta e vuole sentire il vostro amore per Lui.
Poche cose che aiutano a prepararvi a celebrare il 15 agosto la festa di Maria Assunta e a scandire il vostro tempo di ferie con alcuni impegni di vita cristiana. Approfitta per leggere, magari qualche vita di Santo e la Bibbia, per vedere dei buoni films, ascoltare musica, fare passeggiate nella natura e tra le città d’arte, tutto questo ti aiuterà a stare con Dio.
Essere cristiani, è anche questo, vivere la vita sacramentale e accettare la mediazione della Chiesa, non giudicandola, ma amandola perché è il Signore che la vuole, e gli uomini della Chiesa, sono limitati e poveri, ma annunciano un grande mistero: Dio si è fatto uomo perché ci vuol bene, hanno i loro difetti, il loro carattere, ma vi parlano di Gesù e vi annunciano la salvezza e vi dicono che Dio vi vuol bene.
Ora carissimi, vi saluto e vi auguro di vivere serenamente questo periodo. Ogni giorno è un giorno nuovo, se tu sei capace di rinnovarti continuamente vedendo le cose ordinarie come nuove, perché il tuo cuore si rinnova sempre, allora sarà un periodo di vera ricarica umana e spirituale.
si avvicina il tempo di pausa e di relax, e mi voglio far presente con questa mia abituale “lettera aperta” per ricordarvi di passare questo tempo con le persone che amate e ricordarvi che il periodo estivo, dal punto di vista religioso è caratterizzato da una grande festa, quella di ferragosto, è la festa di Maria, Madre di Dio che è assunta in cielo in anima e corpo, un’antica e importante dogma. Ora nella vita cristiana la Pasqua è la festa forse più importante, ma assieme a quella di Cristo vorrei sottolineare la Pasqua anche di Maria, perché con lei si è aperta la serie dei risorti, dice S. Paolo nella 1 Lettera ai Corinti al capitolo 15: “Come tutti muoiono in Adamo, così tutti, riceveranno la vita in Cristo. Ciascuno però nel suo ordine: prima Cristo, poi, alla sua venuta quelli che sono di Cristo…”.
Dopo Cristo, dopo Maria risorgeremo anche noi. Ci prepariamo allora con lo stile della Quaresima di Cristo, a vivere questo tempo con impegno e lo chiameremo la Quaresima di Maria : COME FARE?
Facciamoci evangelizzare ogni giorno da Maria.
Il rosario è il vangelo annunciato da Lei ascoltato insieme a lei, potrebbe essere una buona preghiera in questo tempo, non è la preghiera delle vecchiette, ma è l’espressione dell’amore, che continuamente si ripete, prova a recitarlo. Andate a messa la domenica, provate a dire a Dio ti voglio bene in questo modo.
Facciamo promessa di obbedienza a Lei.
Siamo certi che attraverso lo Spirito, Dio ci dirà qual è la nostra strada, quali le nostre scelte e saremo capaci di portare le nostre croci ogni giorno, sapendo che Lui è con noi sempre anche quando noi crediamo che ci abbia abbandonati. Fidatevi e affidatevi a Lui.
Preparatevi con una bella confessione
Non andate dal sacerdote con la lista della spesa, ma andate con il cuore in mano e con il desiderio di togliere i pesi dal cuore e confidarvi, non pensate che è una persona, magari peggiore di voi, ma è Gesù che vi aspetta e vuole sentire il vostro amore per Lui.
Poche cose che aiutano a prepararvi a celebrare il 15 agosto la festa di Maria Assunta e a scandire il vostro tempo di ferie con alcuni impegni di vita cristiana. Approfitta per leggere, magari qualche vita di Santo e la Bibbia, per vedere dei buoni films, ascoltare musica, fare passeggiate nella natura e tra le città d’arte, tutto questo ti aiuterà a stare con Dio.
Essere cristiani, è anche questo, vivere la vita sacramentale e accettare la mediazione della Chiesa, non giudicandola, ma amandola perché è il Signore che la vuole, e gli uomini della Chiesa, sono limitati e poveri, ma annunciano un grande mistero: Dio si è fatto uomo perché ci vuol bene, hanno i loro difetti, il loro carattere, ma vi parlano di Gesù e vi annunciano la salvezza e vi dicono che Dio vi vuol bene.
Ora carissimi, vi saluto e vi auguro di vivere serenamente questo periodo. Ogni giorno è un giorno nuovo, se tu sei capace di rinnovarti continuamente vedendo le cose ordinarie come nuove, perché il tuo cuore si rinnova sempre, allora sarà un periodo di vera ricarica umana e spirituale.
BUONA QUARESIMA

Lettera Aperta del Cappellano Militare
in occasione dell’inizio della Quaresima a tutto il personale militare e famiglie
Carissimi Amici,
tra qualche giorno inizia la Quaresima (9 marzo per il Rito Romano – in tutto il mondo e per noi dell’Ordinariato Militare, quindi in tutte le caserme, il 12 marzo per il Rito Ambrosiano – solo nel territorio della Diocesi di Milano) e vi raggiungo con questo scritto per suggerirvi una riflessione.
Il cristiano è colui che sa cambiare. Questa definizione data dal Consiglio delle chiese ad Usala, mi è sempre piaciuta anche perché è in palese contraddizione con quanto comunemente si pensa. Si crede infatti che la persona tutta d'un pezzo sia sempre la stessa, che non cambi mai, che non ci faccia mai trovare davanti a novità. In una parola, come se ci trovassimo dinanzi ad una statua. Niente di più anticristiano. Essere stabile non significa essere statico. Essere della stessa idea non significa che non ci sia evoluzione di una idea. Essere una persona ferma non significa che non cammina. Questo ordine di idee, a seconda dei tipi e dell'educazione, non è comune. Ho sempre fatto così. Sono sempre stato così. Io non cambio. Sono affermazioni che spesso si sentono come dimostrazione di fortezza e di stabilità. Niente di più falso.
L'uomo cambia ed è chiamato a cambiare perché tutto si evolve, tutto cammina, tutto tende ad una perfezione che non possiede e che deve raggiungere. La vita cristiana è tutta qui. Il dinamismo della vita cristiana si chiama conversione, cioè cambiamento, evoluzione verso il bene. Questo vale per le singole persone come per le comunità e anche per le cose. Papa Giovanni coniò il termine “aggiornamento” che non significa rinnegamento del passato ma evoluzione.
Ogni anno la Chiesa ci propone un esercizio di cambiamento che dura quaranta giorni e che si chiama Quaresima. Non ha nulla a che vedere col Ramadan. Mentre questo è un esercizio di pratiche ascetiche esteriori, materiali, la Quaresima è una pratica tutta interiore di revisione, di cui è bene che nessuno sappia, e che porta ad un cambiamento radicale e profondo della vita. Questo avviene non come se fosse un esercizio o un trattamento psicanalitico in cui si va ad esaminare il proprio “profondo” ma mettendo a confronto la nostra vita col Vangelo e chiedendo a Dio la grazia di adeguarla ad esso.
Esiste anche una immagine da guardare e da copiare: Gesù Cristo, modello unico del cristiano. La Quaresima deve essere il tempo della nostra liberazione “dimentichi del passato e protesi verso il futuro tenendo lo sguardo fisso su Gesù, autore e perfezionatore della nostra fede”. Gesù è la nostra stabilità. Solo nella misura in cui assomiglio sempre più a Lui sono una persona stabile e di parola. Contrariamente potrei essere statico o sclerotizzato nei miei atteggiamenti.
Il cambiamento verso il bene, verso Cristo, non è facile perché col passar del tempo, come il nostro corpo, si sclerotizza, si paralizza e si ferma anche spiritualmente, facciamo più fatica a cambiare perché, come diceva Aristotele, il corpo è sostanzialmente unito all'anima, per cui col fermarsi del primo rischia di fermarsi anche la seconda. Anzi in questo caso, il cambiamento avviene ma in peggio non in meglio. Se mia suocera fosse migliorata quanto è peggiorata sarebbe una santa, mi diceva disperatamente una buona nuora. Bisogna davvero essere molto attenti perché il rischio di peggiorare è proprio impellente. Ecco perché la Chiesa ci manda in palestra per quaranta giorni.
Fare digiuno, cioè mangiare meno anche per testimoniare che “Dio vale più del cibo e del vestito” e che deve essere il cervello a dirigere la mensa, non lo stomaco.
Fare silenzio, privarsi della televisione, chat e di altri mezzi di comunicazione diventati invadenti, per testimoniare che i padroni della nostra vita siamo noi e che rivendichiamo il diritto alla riflessione e non accettiamo di essere manipolati da nessuno.
Fare opere di carità, privandoci di qualcosa di utile anche se non necessario, per ricordarci il dovere della fraternità universale.
Pregare di più per ricordarci che il Padre eterno non siamo noi ma è un Altro a cui dobbiamo tutto.
Soprattutto la Quaresima dovrebbe riuscire a convincerci che anche gli altri possono cambiare per cui l'immagine negativa che ci siamo fatta dei nostri fratelli può essere sottoposta a restauro fino a far apparire anche in loro il volto di Dio. Proviamo a guardare tutti con questa prospettiva e vi assicuro che faremo delle belle scoperte.
Pertanto ora vi offro queste semplici iniziative:
Preghiera: organizza la tua giornata per venire alla S. Messa feriale la mattina prima dell’inizio del lavoro ore 7.30 (termina in tempo utile per partecipare alla cerimonia dell’Alzabandiera)
Digiuno: il Venerdì è di magro, ricordati di eliminare qualche cosa di superfluo dalla tua tavola (il digiuno solo il Mercoledì delle Ceneri e il Venerdì Santo, che significa eliminare un dei pasti principali: colazione, pranzo o cena)
Silenzio: creati uno spazio di silenzio nella giornata, comprati un buon libro e dedica un po’ di tempo alla lettura
Carità: raccoglieremo in Chiesa cibo a lunga scadenza da portare alla Mensa dei Poveri delle Suore della Riparazione di Varese.
in occasione dell’inizio della Quaresima a tutto il personale militare e famiglie
Carissimi Amici,
tra qualche giorno inizia la Quaresima (9 marzo per il Rito Romano – in tutto il mondo e per noi dell’Ordinariato Militare, quindi in tutte le caserme, il 12 marzo per il Rito Ambrosiano – solo nel territorio della Diocesi di Milano) e vi raggiungo con questo scritto per suggerirvi una riflessione.
Il cristiano è colui che sa cambiare. Questa definizione data dal Consiglio delle chiese ad Usala, mi è sempre piaciuta anche perché è in palese contraddizione con quanto comunemente si pensa. Si crede infatti che la persona tutta d'un pezzo sia sempre la stessa, che non cambi mai, che non ci faccia mai trovare davanti a novità. In una parola, come se ci trovassimo dinanzi ad una statua. Niente di più anticristiano. Essere stabile non significa essere statico. Essere della stessa idea non significa che non ci sia evoluzione di una idea. Essere una persona ferma non significa che non cammina. Questo ordine di idee, a seconda dei tipi e dell'educazione, non è comune. Ho sempre fatto così. Sono sempre stato così. Io non cambio. Sono affermazioni che spesso si sentono come dimostrazione di fortezza e di stabilità. Niente di più falso.
L'uomo cambia ed è chiamato a cambiare perché tutto si evolve, tutto cammina, tutto tende ad una perfezione che non possiede e che deve raggiungere. La vita cristiana è tutta qui. Il dinamismo della vita cristiana si chiama conversione, cioè cambiamento, evoluzione verso il bene. Questo vale per le singole persone come per le comunità e anche per le cose. Papa Giovanni coniò il termine “aggiornamento” che non significa rinnegamento del passato ma evoluzione.
Ogni anno la Chiesa ci propone un esercizio di cambiamento che dura quaranta giorni e che si chiama Quaresima. Non ha nulla a che vedere col Ramadan. Mentre questo è un esercizio di pratiche ascetiche esteriori, materiali, la Quaresima è una pratica tutta interiore di revisione, di cui è bene che nessuno sappia, e che porta ad un cambiamento radicale e profondo della vita. Questo avviene non come se fosse un esercizio o un trattamento psicanalitico in cui si va ad esaminare il proprio “profondo” ma mettendo a confronto la nostra vita col Vangelo e chiedendo a Dio la grazia di adeguarla ad esso.
Esiste anche una immagine da guardare e da copiare: Gesù Cristo, modello unico del cristiano. La Quaresima deve essere il tempo della nostra liberazione “dimentichi del passato e protesi verso il futuro tenendo lo sguardo fisso su Gesù, autore e perfezionatore della nostra fede”. Gesù è la nostra stabilità. Solo nella misura in cui assomiglio sempre più a Lui sono una persona stabile e di parola. Contrariamente potrei essere statico o sclerotizzato nei miei atteggiamenti.
Il cambiamento verso il bene, verso Cristo, non è facile perché col passar del tempo, come il nostro corpo, si sclerotizza, si paralizza e si ferma anche spiritualmente, facciamo più fatica a cambiare perché, come diceva Aristotele, il corpo è sostanzialmente unito all'anima, per cui col fermarsi del primo rischia di fermarsi anche la seconda. Anzi in questo caso, il cambiamento avviene ma in peggio non in meglio. Se mia suocera fosse migliorata quanto è peggiorata sarebbe una santa, mi diceva disperatamente una buona nuora. Bisogna davvero essere molto attenti perché il rischio di peggiorare è proprio impellente. Ecco perché la Chiesa ci manda in palestra per quaranta giorni.
Fare digiuno, cioè mangiare meno anche per testimoniare che “Dio vale più del cibo e del vestito” e che deve essere il cervello a dirigere la mensa, non lo stomaco.
Fare silenzio, privarsi della televisione, chat e di altri mezzi di comunicazione diventati invadenti, per testimoniare che i padroni della nostra vita siamo noi e che rivendichiamo il diritto alla riflessione e non accettiamo di essere manipolati da nessuno.
Fare opere di carità, privandoci di qualcosa di utile anche se non necessario, per ricordarci il dovere della fraternità universale.
Pregare di più per ricordarci che il Padre eterno non siamo noi ma è un Altro a cui dobbiamo tutto.
Soprattutto la Quaresima dovrebbe riuscire a convincerci che anche gli altri possono cambiare per cui l'immagine negativa che ci siamo fatta dei nostri fratelli può essere sottoposta a restauro fino a far apparire anche in loro il volto di Dio. Proviamo a guardare tutti con questa prospettiva e vi assicuro che faremo delle belle scoperte.
Pertanto ora vi offro queste semplici iniziative:
Preghiera: organizza la tua giornata per venire alla S. Messa feriale la mattina prima dell’inizio del lavoro ore 7.30 (termina in tempo utile per partecipare alla cerimonia dell’Alzabandiera)
Digiuno: il Venerdì è di magro, ricordati di eliminare qualche cosa di superfluo dalla tua tavola (il digiuno solo il Mercoledì delle Ceneri e il Venerdì Santo, che significa eliminare un dei pasti principali: colazione, pranzo o cena)
Silenzio: creati uno spazio di silenzio nella giornata, comprati un buon libro e dedica un po’ di tempo alla lettura
Carità: raccoglieremo in Chiesa cibo a lunga scadenza da portare alla Mensa dei Poveri delle Suore della Riparazione di Varese.
“due Chiacchiere con Don Marco”
Carissimi,
vorrei raggiungervi con questa mia lettera per parlare con voi e soffermarmi a riflettere.
Non è facile comunicare o creare momenti di dialogo serio, pertanto uso questa forma dello scrivervi per essere meno invadente e più discreto, con la speranza che leggiate e che arriviate sino in fondo a queste righe anche se sono molte.
In tanti mi chiedono come mai mi alzo molto presto alla mattina, forse perché non dormo, perché non mi stanco, perché non ho nulla da fare …? vorrei rispondervi con un episodio di un monaco:
“… Quella sera il padre Jean Gribomon, Monaco Benedettino dell’Abbazia di San Girolamo in Roma, accettò di andare a cena a casa di un amico. Durante la cena il figlio più piccolo, vedendolo vestito in quel modo, non gli toglieva gli occhi di dosso e gli chiese: "Chi sei?". "Un monaco", rispose il padre. E lui di rimando: "Cosa fai?". "Mi alzo alle quattro ogni mattina...". "Alle quattro? E cosa fai alle quattro?". "Comincio ad essere felice", replicò prontamente il monaco.”
Ogni uomo dovrebbe rispondere così, perché tutti abbiamo diritto alla felicità. Siamo stati creati per essere felici. Ma cos'è la felicità? È la pienezza di quella gioia di cui il cuore ha bisogno. Una persona senza gioia è come una barca a vela senza vento. Dalla felicità del cuore dipende la qualità della vita e l'operosità di ciascuno. Chi non è felice non vive, spesso si lascia vivere, non produce, o produce male, per cui può diventare pericoloso. Il comandante della pattuglia delle Frecce Tricolori mi disse: "I miei uomini, anche se addestrati e pronti, quando salgono sull'aereo devono essere soprattutto sereni e felici. Personalmente tengo i contatti con le loro famiglie, perché se tutto non è ok non li lascio partire". Uno stupendo spettacolo di tecnica potrebbe trasformarsi in tragedia. Senza la felicità nel cuore non si vola alto. Dio vuole la nostra felicità come ogni padre la desidera per i propri figli. "Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena", ci ha detto Gesù e attraverso S. Paolo ci ha fatto sapere: "Siate sempre lieti... questa è la volontà di Dio verso voi" [l Tess. 5,16]; "Rallegratevi nel Signore sempre, ve lo ripeto, rallegratevi" [Fil.4,4]. A quanto pare, allora, la felicità è un ordine, un dovere... proprio così. Perché se non si trovano le ragioni per la propria felicità, non c'è ragione per vivere. Eppure quest'ordine di Dio non vale solo quando tutte le cose vanno bene, tutto corre liscio, ma anche quando ci sono le prove e le sofferenze: bisogna essere lieti nonostante le croci e i dolori. "Siate lieti" questa è la volontà di Dio [Fil. 3,1] .
Con questa premessa inizio la mia chiacchierata con voi perché vivendo con voi mi accorgo, guardandovi negli occhi, che non c’è felicità. Cosa vi manca? Bella domanda mi direte?
Parlando con voi e ascoltando i vostri discorsi, mi sembra di scorgere che vi manca tutto, siete una continua lamentela e guardando alla società siete la conferma. Scorgo molte volte e in molti di voi il vuoto assoluto e questa ritengo essere la vera povertà della nostra società e quindi personale, un vuoto che è riempito dal nulla e da esempi vuoti e insignificanti che i mezzi di comunicazione e la società stessa, ci propinano perché tutti li guardano e quindi facendo audience non interessa cosa presentare se valido o meno, ma solo cosa vendere e guadagnare: il grande Fratello, uomini e donne … la vita di calciatori miliardari, politici corrotti, chiesa che non esprime più il significato di cosa è … violenze, cattiverie, guerre, … ancora, guardiamo gli altri con invidia perché sono altrove e sappiamo solo dire “però lui”, puntare il dito, pretendere tutto da tutti: lo stato, il datore di lavoro, la chiesa, … e noi, con queste premesse, come ci impegniamo … ma chi sono questi ai quali chiediamo tutto ? questa è la felicità che cercate?
Iniziamo a dire che questa società è la fotografia di noi, nella misura che ci adeguiamo e potrebbe non esserlo quando ci poniamo criticamente e intelligentemente in essa.
In questo ampio discorso cosa vi manca veramente?
Credo un senso di morale e di professionalità della vita e del nostro servizio. Manca capacità di adattarsi, di obbedire, di impegnarsi, di credere nell’amore vero, nell’amicizia autentica, nel servizio agli altri, nell’amor di Patria, nella disciplina di una vita ordinata, nell’integrità, nella devozione all’organizzazione in cui siamo, nella serietà professionale. Quali esempi abbiamo, a quali modelli di vita e di scelte ci rifacciamo?, come occupiamo il nostro tempo? quanto produciamo seriamente nella nostra giornata? quanto oziamo o quanta finzione di essere impegnati? Ovviamente prendendo in giro sostanzialmente solo noi stessi e alla fine dei conti, quanti di noi vivono alle spalle di questa istituzione o della famiglia … senza dare un serio contributo? Ognuno guardi al suo cuore.
Talvolta sono scandalizzato vedendo persone tra noi, anche di una certa età, che non producono nulla, che vagano per la caserma senza meta, senza impegno… cosa dicono quando ritornano a casa alle loro famiglie: “sono stanco, ho lavorato”. Quale esempio danno ai loro dipendenti, ai più giovani, ai figli … ?
Serve, cari amici, serietà di impegno e di ideali.
Come militari dobbiamo essere di esempio tra di noi, nella famiglia, nella società, questo non vuol dire non fare, non vivere, ma vuol dire vivere con quella giusta felicità che ci da la capacità di godere di quello che abbiamo.
Quante volte vi ho detto queste cose, quante volte ho predicato di essere protagonisti, di sapersi stupire di ciò che avete e di ciò che vi circonda. La vita è un tesoro prezioso e dipende solo da noi, dall’umanità che abbiamo, dalla comunione di intenti… non basta dire: “e gli altri”. Tu cosa fai? Ti adegui, oppure cerchi nel tuo piccolo di essere migliore, di impegnarti …
Non si può essere buoni uomini, padri, figli, fratelli, amici, militari, cristiani … se prima non siamo capaci di governare noi stessi e di queste mancanze solo capaci di incolpare altri: la libertà, la modernità ecc… non è fare ciò che si vuole, ma la mia libertà termina là dove inizia quella degli altri, nel rispetto si delle scelte, ma senza svendere i miei ideali, le mie convinzioni, la mia vita.
La modernità non è accettare tutto, ma è impegnarsi in prima persona, è accettare con intelligenza rispettando e non necessariamente condividendo.
Il governare se stessi consiste nella capacità di discernere le diverse sensibilità che abitano l’uomo e gestirle e questo è l’impegno che dobbiamo prenderci seriamente subito se già non abbiamo iniziato a vivere così.
Come ti poni con te stesso, con gli altri, come è il tuo linguaggio, il tuo atteggiamento, il tuo cuore? Qual’é la felicità che cerchi veramente?
Quante volgarità sento, non ve ne accorgete neppure… e quando io sono scherzoso, allegro, provocatorio … cosa siete capaci di fare? Solo giudicare e giudicare male e così accade per tutti quelli che tra di noi cercano di impegnarsi perché credono in quello che fanno… chi vince? Il più forte, il più furbo, il più disonesto? ... forse, apparentemente, ma vi assicuro che questa non è la felicità e neppure per queste persone che credono di avere “fregato” tutto e tutti c’è la felicità vera nel cuore.
La società non è capace di futuro se non sa ascoltare la storia, se non sa amare, se non sa vivere il principio della fraternità e della collaborazione: il pianeta va a rotoli, le nostre città si esauriscono, l’uomo si svuota, perché ci siamo annullati noi adeguandoci.
A noi, allora, l’impegno di fermarsi e di pensare in modo critico, ma un critico costruttivo che ci fa fare un’autoanalisi, che ci mette di fronte alle cose con autenticità, senza cercare le colpe negli altri, ma guardando in noi stessi, nella nostra poca serietà, nelle nostre infedeltà. Se manchiamo di intelligenza, di conoscenza, di educazione, di amore, di impegno e di fatica, di morale e di senso del sacro tutto si svuota, tutto è occasione di critica, di giudizio o pregiudizio. Senza conoscere i fatti, la storia e sopratutto senza l’impegno di migliorare, di impegnarci seriamente non ci sarà nessuna vera felicità, ne in noi ne attorno a noi.
Ognuno di voi è un’opera meravigliosa, di armonia, di bellezza, di possibilità non sprecate i doni che avete ricevuto, forse non vi siete neppure chiesti quali sono, cercateli, verificateli in voi stessi senza fare confronti o guardando gli altri.
Siate voi i protagonisti della vostra vita e aiutate quella degli altri: parlate bene, pensate meglio, impegnatevi, sentitevi parte di un progetto, sentitevi famiglia con la vostra e con quella che servite, sentitevi Italiani: seri e partecipi, sentitevi cristiani: amati e non giudicati.
Dov’è la vostra eleganza, la vostra signorilità, la vostra ricchezza interiore, quali i vostri modelli di vita? Fate onore alla vostra famiglia, alla vostra educazione, alla vostra storia personale, alla terra da cui provenite, sentitevi Italiani veri, sentitevi Militari seri, sentitevi Uomini onesti e Cristiani autentici.
Parole vuote, illusioni? Non so, ma credo in quello che dico e faccio e spero che queste parole confuse e disordinate aiutino il vostro cuore a fermarsi qualche istante a riflettere seriamente. Iniziate un cammino nuovo interiore ed esteriore, fate dei progetti a breve e lungo termine della vostra vita, delle vostre azioni, delle vostre parole, cambiate stile, educatevi ad essere positivi e a non adeguarvi alla massa, a leggere i fatti personali e comuni in modo nuovo, positivo, non secondo la logica del mondo. Trasformate la vostra vita, dipenderà solo da voi. Il mondo va a rotoli, la politica, la chiesa, la società … non deve essere una scusante per non impegnarsi, iniziamo seriamente dal nostro piccolo e il poco di tutti ci aiuterà a cambiar rotta.
Ora vi saluto con l’amicizia di cui sapete e rimango a vostra disposizione per un confronto se lo desiderate.
don Marco
Cappellano Militare
Solbiate Olona, 7 Febbraio 2011
vorrei raggiungervi con questa mia lettera per parlare con voi e soffermarmi a riflettere.
Non è facile comunicare o creare momenti di dialogo serio, pertanto uso questa forma dello scrivervi per essere meno invadente e più discreto, con la speranza che leggiate e che arriviate sino in fondo a queste righe anche se sono molte.
In tanti mi chiedono come mai mi alzo molto presto alla mattina, forse perché non dormo, perché non mi stanco, perché non ho nulla da fare …? vorrei rispondervi con un episodio di un monaco:
“… Quella sera il padre Jean Gribomon, Monaco Benedettino dell’Abbazia di San Girolamo in Roma, accettò di andare a cena a casa di un amico. Durante la cena il figlio più piccolo, vedendolo vestito in quel modo, non gli toglieva gli occhi di dosso e gli chiese: "Chi sei?". "Un monaco", rispose il padre. E lui di rimando: "Cosa fai?". "Mi alzo alle quattro ogni mattina...". "Alle quattro? E cosa fai alle quattro?". "Comincio ad essere felice", replicò prontamente il monaco.”
Ogni uomo dovrebbe rispondere così, perché tutti abbiamo diritto alla felicità. Siamo stati creati per essere felici. Ma cos'è la felicità? È la pienezza di quella gioia di cui il cuore ha bisogno. Una persona senza gioia è come una barca a vela senza vento. Dalla felicità del cuore dipende la qualità della vita e l'operosità di ciascuno. Chi non è felice non vive, spesso si lascia vivere, non produce, o produce male, per cui può diventare pericoloso. Il comandante della pattuglia delle Frecce Tricolori mi disse: "I miei uomini, anche se addestrati e pronti, quando salgono sull'aereo devono essere soprattutto sereni e felici. Personalmente tengo i contatti con le loro famiglie, perché se tutto non è ok non li lascio partire". Uno stupendo spettacolo di tecnica potrebbe trasformarsi in tragedia. Senza la felicità nel cuore non si vola alto. Dio vuole la nostra felicità come ogni padre la desidera per i propri figli. "Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena", ci ha detto Gesù e attraverso S. Paolo ci ha fatto sapere: "Siate sempre lieti... questa è la volontà di Dio verso voi" [l Tess. 5,16]; "Rallegratevi nel Signore sempre, ve lo ripeto, rallegratevi" [Fil.4,4]. A quanto pare, allora, la felicità è un ordine, un dovere... proprio così. Perché se non si trovano le ragioni per la propria felicità, non c'è ragione per vivere. Eppure quest'ordine di Dio non vale solo quando tutte le cose vanno bene, tutto corre liscio, ma anche quando ci sono le prove e le sofferenze: bisogna essere lieti nonostante le croci e i dolori. "Siate lieti" questa è la volontà di Dio [Fil. 3,1] .
Con questa premessa inizio la mia chiacchierata con voi perché vivendo con voi mi accorgo, guardandovi negli occhi, che non c’è felicità. Cosa vi manca? Bella domanda mi direte?
Parlando con voi e ascoltando i vostri discorsi, mi sembra di scorgere che vi manca tutto, siete una continua lamentela e guardando alla società siete la conferma. Scorgo molte volte e in molti di voi il vuoto assoluto e questa ritengo essere la vera povertà della nostra società e quindi personale, un vuoto che è riempito dal nulla e da esempi vuoti e insignificanti che i mezzi di comunicazione e la società stessa, ci propinano perché tutti li guardano e quindi facendo audience non interessa cosa presentare se valido o meno, ma solo cosa vendere e guadagnare: il grande Fratello, uomini e donne … la vita di calciatori miliardari, politici corrotti, chiesa che non esprime più il significato di cosa è … violenze, cattiverie, guerre, … ancora, guardiamo gli altri con invidia perché sono altrove e sappiamo solo dire “però lui”, puntare il dito, pretendere tutto da tutti: lo stato, il datore di lavoro, la chiesa, … e noi, con queste premesse, come ci impegniamo … ma chi sono questi ai quali chiediamo tutto ? questa è la felicità che cercate?
Iniziamo a dire che questa società è la fotografia di noi, nella misura che ci adeguiamo e potrebbe non esserlo quando ci poniamo criticamente e intelligentemente in essa.
In questo ampio discorso cosa vi manca veramente?
Credo un senso di morale e di professionalità della vita e del nostro servizio. Manca capacità di adattarsi, di obbedire, di impegnarsi, di credere nell’amore vero, nell’amicizia autentica, nel servizio agli altri, nell’amor di Patria, nella disciplina di una vita ordinata, nell’integrità, nella devozione all’organizzazione in cui siamo, nella serietà professionale. Quali esempi abbiamo, a quali modelli di vita e di scelte ci rifacciamo?, come occupiamo il nostro tempo? quanto produciamo seriamente nella nostra giornata? quanto oziamo o quanta finzione di essere impegnati? Ovviamente prendendo in giro sostanzialmente solo noi stessi e alla fine dei conti, quanti di noi vivono alle spalle di questa istituzione o della famiglia … senza dare un serio contributo? Ognuno guardi al suo cuore.
Talvolta sono scandalizzato vedendo persone tra noi, anche di una certa età, che non producono nulla, che vagano per la caserma senza meta, senza impegno… cosa dicono quando ritornano a casa alle loro famiglie: “sono stanco, ho lavorato”. Quale esempio danno ai loro dipendenti, ai più giovani, ai figli … ?
Serve, cari amici, serietà di impegno e di ideali.
Come militari dobbiamo essere di esempio tra di noi, nella famiglia, nella società, questo non vuol dire non fare, non vivere, ma vuol dire vivere con quella giusta felicità che ci da la capacità di godere di quello che abbiamo.
Quante volte vi ho detto queste cose, quante volte ho predicato di essere protagonisti, di sapersi stupire di ciò che avete e di ciò che vi circonda. La vita è un tesoro prezioso e dipende solo da noi, dall’umanità che abbiamo, dalla comunione di intenti… non basta dire: “e gli altri”. Tu cosa fai? Ti adegui, oppure cerchi nel tuo piccolo di essere migliore, di impegnarti …
Non si può essere buoni uomini, padri, figli, fratelli, amici, militari, cristiani … se prima non siamo capaci di governare noi stessi e di queste mancanze solo capaci di incolpare altri: la libertà, la modernità ecc… non è fare ciò che si vuole, ma la mia libertà termina là dove inizia quella degli altri, nel rispetto si delle scelte, ma senza svendere i miei ideali, le mie convinzioni, la mia vita.
La modernità non è accettare tutto, ma è impegnarsi in prima persona, è accettare con intelligenza rispettando e non necessariamente condividendo.
Il governare se stessi consiste nella capacità di discernere le diverse sensibilità che abitano l’uomo e gestirle e questo è l’impegno che dobbiamo prenderci seriamente subito se già non abbiamo iniziato a vivere così.
Come ti poni con te stesso, con gli altri, come è il tuo linguaggio, il tuo atteggiamento, il tuo cuore? Qual’é la felicità che cerchi veramente?
Quante volgarità sento, non ve ne accorgete neppure… e quando io sono scherzoso, allegro, provocatorio … cosa siete capaci di fare? Solo giudicare e giudicare male e così accade per tutti quelli che tra di noi cercano di impegnarsi perché credono in quello che fanno… chi vince? Il più forte, il più furbo, il più disonesto? ... forse, apparentemente, ma vi assicuro che questa non è la felicità e neppure per queste persone che credono di avere “fregato” tutto e tutti c’è la felicità vera nel cuore.
La società non è capace di futuro se non sa ascoltare la storia, se non sa amare, se non sa vivere il principio della fraternità e della collaborazione: il pianeta va a rotoli, le nostre città si esauriscono, l’uomo si svuota, perché ci siamo annullati noi adeguandoci.
A noi, allora, l’impegno di fermarsi e di pensare in modo critico, ma un critico costruttivo che ci fa fare un’autoanalisi, che ci mette di fronte alle cose con autenticità, senza cercare le colpe negli altri, ma guardando in noi stessi, nella nostra poca serietà, nelle nostre infedeltà. Se manchiamo di intelligenza, di conoscenza, di educazione, di amore, di impegno e di fatica, di morale e di senso del sacro tutto si svuota, tutto è occasione di critica, di giudizio o pregiudizio. Senza conoscere i fatti, la storia e sopratutto senza l’impegno di migliorare, di impegnarci seriamente non ci sarà nessuna vera felicità, ne in noi ne attorno a noi.
Ognuno di voi è un’opera meravigliosa, di armonia, di bellezza, di possibilità non sprecate i doni che avete ricevuto, forse non vi siete neppure chiesti quali sono, cercateli, verificateli in voi stessi senza fare confronti o guardando gli altri.
Siate voi i protagonisti della vostra vita e aiutate quella degli altri: parlate bene, pensate meglio, impegnatevi, sentitevi parte di un progetto, sentitevi famiglia con la vostra e con quella che servite, sentitevi Italiani: seri e partecipi, sentitevi cristiani: amati e non giudicati.
Dov’è la vostra eleganza, la vostra signorilità, la vostra ricchezza interiore, quali i vostri modelli di vita? Fate onore alla vostra famiglia, alla vostra educazione, alla vostra storia personale, alla terra da cui provenite, sentitevi Italiani veri, sentitevi Militari seri, sentitevi Uomini onesti e Cristiani autentici.
Parole vuote, illusioni? Non so, ma credo in quello che dico e faccio e spero che queste parole confuse e disordinate aiutino il vostro cuore a fermarsi qualche istante a riflettere seriamente. Iniziate un cammino nuovo interiore ed esteriore, fate dei progetti a breve e lungo termine della vostra vita, delle vostre azioni, delle vostre parole, cambiate stile, educatevi ad essere positivi e a non adeguarvi alla massa, a leggere i fatti personali e comuni in modo nuovo, positivo, non secondo la logica del mondo. Trasformate la vostra vita, dipenderà solo da voi. Il mondo va a rotoli, la politica, la chiesa, la società … non deve essere una scusante per non impegnarsi, iniziamo seriamente dal nostro piccolo e il poco di tutti ci aiuterà a cambiar rotta.
Ora vi saluto con l’amicizia di cui sapete e rimango a vostra disposizione per un confronto se lo desiderate.
don Marco
Cappellano Militare
Solbiate Olona, 7 Febbraio 2011
UNA BELLA AVVENTURA: Lettera Aperta di gennaio 2011 del Cappellano Militare

Cari Amici,
con questa solita “lettera aperta” vi do il ben tornati e vi propongo queste righe di riflessione, che muto da un articolo scritto di un mio amico e “antico superiore” il Vescovo Giuseppe, per riprendere il cammino insieme in questo anno che ci vede impegnati con l’ “NRF 16” della Nato, momento di impegno che dobbiamo vivere con senso di dovere e responsabilità.
Si legge nel Libro dei Re che il profeta Elia era in attesa della rivelazione di Dio, voleva vedere il Signore. E voi sapete – ci dice il Libro dell’Esodo – che per vedere Dio bisogna morire. Ma lui ebbe l’onore di vedere Dio, ma lo vide in maniera molto strana, dopo che era già passato, lo vide di spalle. Non lo vide di faccia, perché Dio non lo si può vedere faccia a faccia, finché siamo vivi, però Elia ebbe la grazia di vederlo passare e quando era passato lo vide e mentre se ne andava lo vide di spalle, ci dice il Libro dei Re.
All’inizio di un anno è facile fare gli auguri anche se contemporaneamente si fanno pronostici catastrofici. Se non fosse drammatico sarebbe senz’altro umoristico sentire quanto viene detto e predetto dai politici attraverso i mass media. Quella di chi vince è la vittoria di Pirro. La situazione economica anziché migliorare andrà sempre peggiorando, la nuova riforma sancisce la fine della scuola. Calma. Dobbiamo affrontare un nuovo anno, cosa fare? Voltarsi indietro. Cercare di scoprire i segni della presenza di Dio creatore nella vita nostra e della società e tirarne le conclusioni. Tutte le volte che il popolo di Israele si scoraggiava, Dio ripeteva una sola cosa: pensate al vostro passato, a cosa ho fatto per voi e abbiate coraggio. È proprio guardando i “mirabilia Dei” che si prosegue sicuri pieni di fiducia nell’avvenire. E’ fondamentale pensare al passato per scoprire la presenza di Dio perché Egli si fa vedere di spalle, non in faccia, proprio come capitò al profeta Elia che vide Dio, ma quando era passato, di spalle, mentre se ne andava. Mentre Dio è in azione nella nostra vita lo si scopre soltanto con la fede, non con gli occhi. Ripensando all’anno appena trascorso, per quanto riguarda la vita della nostra Comunità, mi è facile vedere Dio che ha operato, vederLo di spalle ripercorrendo l’anno dall’inizio alla fine. L’ho visto all’opera in tutto questo anno nei piccoli e grandi momenti della vita della Base e nei rapporti personali con ognuno di voi, l’ho visto nelle viste alle famiglie, nei Bambini che ho Battezzato, nei Matrimoni che ho celebrato, negli incontri quotidiani con ognuno di voi, nel giovani che sì innamorano e si lasciano, nelle famiglie in difficoltà e quelle che vanno a vele spiegate, nel lavoro e nell’impegno silenzioso di ognuno … l’ho visto nei malati, lo vedo in Giovanni, ho visto Dio in tante persone semplici che portano con dignità e silenzio delle croci quotidiane veramente straordinarie sostenute dall’unica forza della preghiera. E’ sulla fede in Dio che si appoggia la certezza che anche il nuovo anno sarà un successo. Il Signore ci farà passare da sorpresa in sorpresa e soprattutto ci farà scoprire come per coloro che lo amano tutto concorre al bene. Non dico questo per sentito dire ma perché ho visto nella mia povera vita, più che una ragione per fidarmi di Dio e per esortare tutti ad abbandonarsi nelle Sue mani facendo ogni giorno la Sua misteriosa volontà che tante volte non si vede dove voglia arrivare ma che poi approda sempre alla realizzazione di un progetto più grande di noi. Certamente, essendo nelle mani di un Dio Creatore, che fa nuove tutte le cose, c’è da aspettarsene delle belle. Noi stiamo al gioco, al gioco di Dio. Non in panchina ma in gioco per partecipare alle grandi opere di Dio. Buon anno. Vi assicuro che sarà una bella avventura.
Con l’amicizia di cui sapete
Vostro don Marco
Solbiate Olona, 9 Gennaio 2011
Festa del Battesimo del Signore
con questa solita “lettera aperta” vi do il ben tornati e vi propongo queste righe di riflessione, che muto da un articolo scritto di un mio amico e “antico superiore” il Vescovo Giuseppe, per riprendere il cammino insieme in questo anno che ci vede impegnati con l’ “NRF 16” della Nato, momento di impegno che dobbiamo vivere con senso di dovere e responsabilità.
Si legge nel Libro dei Re che il profeta Elia era in attesa della rivelazione di Dio, voleva vedere il Signore. E voi sapete – ci dice il Libro dell’Esodo – che per vedere Dio bisogna morire. Ma lui ebbe l’onore di vedere Dio, ma lo vide in maniera molto strana, dopo che era già passato, lo vide di spalle. Non lo vide di faccia, perché Dio non lo si può vedere faccia a faccia, finché siamo vivi, però Elia ebbe la grazia di vederlo passare e quando era passato lo vide e mentre se ne andava lo vide di spalle, ci dice il Libro dei Re.
All’inizio di un anno è facile fare gli auguri anche se contemporaneamente si fanno pronostici catastrofici. Se non fosse drammatico sarebbe senz’altro umoristico sentire quanto viene detto e predetto dai politici attraverso i mass media. Quella di chi vince è la vittoria di Pirro. La situazione economica anziché migliorare andrà sempre peggiorando, la nuova riforma sancisce la fine della scuola. Calma. Dobbiamo affrontare un nuovo anno, cosa fare? Voltarsi indietro. Cercare di scoprire i segni della presenza di Dio creatore nella vita nostra e della società e tirarne le conclusioni. Tutte le volte che il popolo di Israele si scoraggiava, Dio ripeteva una sola cosa: pensate al vostro passato, a cosa ho fatto per voi e abbiate coraggio. È proprio guardando i “mirabilia Dei” che si prosegue sicuri pieni di fiducia nell’avvenire. E’ fondamentale pensare al passato per scoprire la presenza di Dio perché Egli si fa vedere di spalle, non in faccia, proprio come capitò al profeta Elia che vide Dio, ma quando era passato, di spalle, mentre se ne andava. Mentre Dio è in azione nella nostra vita lo si scopre soltanto con la fede, non con gli occhi. Ripensando all’anno appena trascorso, per quanto riguarda la vita della nostra Comunità, mi è facile vedere Dio che ha operato, vederLo di spalle ripercorrendo l’anno dall’inizio alla fine. L’ho visto all’opera in tutto questo anno nei piccoli e grandi momenti della vita della Base e nei rapporti personali con ognuno di voi, l’ho visto nelle viste alle famiglie, nei Bambini che ho Battezzato, nei Matrimoni che ho celebrato, negli incontri quotidiani con ognuno di voi, nel giovani che sì innamorano e si lasciano, nelle famiglie in difficoltà e quelle che vanno a vele spiegate, nel lavoro e nell’impegno silenzioso di ognuno … l’ho visto nei malati, lo vedo in Giovanni, ho visto Dio in tante persone semplici che portano con dignità e silenzio delle croci quotidiane veramente straordinarie sostenute dall’unica forza della preghiera. E’ sulla fede in Dio che si appoggia la certezza che anche il nuovo anno sarà un successo. Il Signore ci farà passare da sorpresa in sorpresa e soprattutto ci farà scoprire come per coloro che lo amano tutto concorre al bene. Non dico questo per sentito dire ma perché ho visto nella mia povera vita, più che una ragione per fidarmi di Dio e per esortare tutti ad abbandonarsi nelle Sue mani facendo ogni giorno la Sua misteriosa volontà che tante volte non si vede dove voglia arrivare ma che poi approda sempre alla realizzazione di un progetto più grande di noi. Certamente, essendo nelle mani di un Dio Creatore, che fa nuove tutte le cose, c’è da aspettarsene delle belle. Noi stiamo al gioco, al gioco di Dio. Non in panchina ma in gioco per partecipare alle grandi opere di Dio. Buon anno. Vi assicuro che sarà una bella avventura.
Con l’amicizia di cui sapete
Vostro don Marco
Solbiate Olona, 9 Gennaio 2011
Festa del Battesimo del Signore
S. Natale 2010
OGNI MATTINA VIVO IL MIO NATALE

Carissimi,
prima che partiate per le licenze Natalizie, voglio raggiungervi con questa mia lettera per parlare con voi qualche istante. Sono in fase di confidenze, forse perché Natale è vicino e l'amicizia ha il sopravvento su tutti i convenevoli. Ogni mattina vivo il mio Natale. Alle sei del mattino sono nella nostra Chiesa per la mia preghiera personale e posso godere dell’Alba che ogni giorno offre uno spettacolo diverso. I colori del cielo sono sempre differenti secondo il tempo e sullo sfondo la catena del Monte Rosa, quasi come una cattedrale che svetta verso il cielo le sue guglie cambiando i colori secondo il tempo, annuncia il giorno se bello o brutto. Molte volte, il cielo è attraversato da varie specie di uccelli che in formazione passano bassi quasi per salutarmi e farmi sentire che stanno celebrando le lodi, il loro canto, la loro gioia.
Così inizio le mie giornate pregando per voi e fissando nella mente, attraverso il creato, i vostri volti, la vostra storia, la vostra umanità. Con queste premesse di uno sguardo al cielo e ai suoi colori e profumi inizio la mia preghiera davanti al tabernacolo, che è la capanna di Betlemme, lì tutto è raccolto e concentrato, in una parola, è racchiuso tutto l’amore di Dio per ogni uomo, e quel piccolo bambino diventa la speranza del mondo.
Ogni mattina così. Quando il giorno si vede nascere si valorizza di più. E' il Natale della natura. E' Dio che ogni giorno genera la creazione e con la sua luce gli dà vita, è ormai giorno, è il trionfo della luce e della natura rigenerata.
Ogni giorno è Natale. Ogni giorno è nuovo, Dio non si ripete. Nonostante la cattiveria e l'egoismo dell'umanità Dio continua a dare la vita e a darla in abbondanza.
Gli uomini gli gridano: “Basta. Siamo troppi. Il pianeta terra non potrà contenerci se continuiamo così”. E con questa motivazione gli uomini sopprimono la vita prendendo il loro egoismo come misura degli spazi da occupare. E Dio continua ogni giorno a dare il più efficace segno di speranza: la rinascita della natura e la nascita di uomini nuovi. Ogni giorno ci dona il sole e i cristiani fin dall'inizio hanno sostituito la festa del sole con il Natale del Signore per indicare che “una nuova luce è sorta nel mondo” e la vera Luce è Cristo.
Cristo che nasce da il giusto colore a tutte le cose, come il sole, ma smaschera anche il male. “Questo Bambino sarà per la vita e la rovina di molti in Israele” disse alla Madonna il vecchio Simeone. Il giorno è stupendo, eppure c'è chi ha paura del giorno. Così di Cristo. Eppure il Natale di Cristo è il più grande atto di amore che Dio ha fatto all' uomo.
Dio si è fatto come noi. Ha voluto essere uno dei nostri perché a Lui piace l'uomo, ama l'umanità e col Natale di ogni anno ci riconferma questo amore ricordandoci che il sentirsi amati da Dio è la forza che fonda la vita di ogni creatura.
Dio si è fatto come noi per farci come Lui. Finalmente l'uomo ha la possibilità reale di diventare come Dio, accettando di essere amato da Lui, lasciandosi amare da Lui. Sentirsi amati è tutto. Ogni male deriva dal non essere amati. Sappiamo bene che il centro dell'amore non è il cuore ma il cervello, anche se diciamo di amarci con tutto il cuore. Per questo auguro che la dichiarazione di amore che Dio ci rinnova col Natale del Suo Figlio ci renda più capaci di amare Colui che ogni giorno fa rinascere la natura e la rende sempre nuova e amarci e stimarci tra di noi.
Nessun giorno nasce vecchio. Preghiamo il Signore perché faccia rinascere anche noi a quella novità di vita di cui ciascuno sente il bisogno. E che il mondo si accorga che i Cristiani sono rinati, senza il bisogno di dare tante spiegazioni sul significato del Natale ai fratelli di altre religioni presenti tra noi. Che tutti percepiscano che il creato si rinnova, che i cristiani diventano uomini più veri, perché Dio si è fatto come noi.
Carissimi, a voi, alle vostre famiglie e alle persone che amate, giunga il mio più sentito augurio per questi giorni di festa e che i colori e le tradizioni del Natale riaccendano in voi il desiderio di cercare il Signore e sapervi rinnovare ogni giorno alla sua Luce, nel nome del Signore vi benedico e portate questa benedizione come una carezza alle persone che amate.
Buon Natale!
Il vostro
Cappellano Militare
Don Marco
Solbiate Olona, S. Natale 2010
testo in INGLESE
Lettera Aperta del Cappellano Militare in occasione dell’inizio del nuovo Tempo Liturgico: l’Avvento
VIVERE AL RITMO DI DIO
Carissimi,
vi scrivo questa lettera all’inizio di un nuovo anno liturgico: l’AVVENTO e uso le parole dell’Arcivescovo di Cagliari Mons. Giuseppe Mani, già nostro Ordinario Militare di qualche anno or sono. Scrive questo Messaggio alla sua Diocesi, ed essendo interessante il linguaggio e l’immagine ve lo ripropongo quasi integrale con alcune varianti per noi. Lo ringrazio in questa sede della sua amicizia e attenzione e spero che voi abbiate la pazienza di leggere sino in fondo queste poche righe per lasciarvi coinvolgere e camminare insieme.
In un tempo non lontanissimo, in una civiltà che sembra ormai lontana le nostre famiglie, sia in campagna, ma anche in città, vivevano sul ritmo del suono delle campane, ora le campane non suonano più e, quelle poche che suonano, lo fanno soltanto per chiamare alle varie celebrazioni, ma vivere con le campane voleva dire vivere al ritmo di Dio. Perché?
Il tempo è di Dio.
L’anno profano ha come sola misura la rivoluzione della terra intorno al sole, mentre, l’anno liturgico ha per centro la morte e la risurrezione del Signore. Tutto gravita intorno alla Pasqua.
L’anno liturgico, a differenza dell’anno profano, non si richiude su se stesso, come un cerchio per lasciare il posto ad un altro cerchio identico. L’anno liturgico invece, come tutta la vita cristiana più che un cerchio è una parabola il cui punto di partenza è il progetto di Dio, l’apice il mistero pasquale e il punto conclusivo il ritorno del Signore.
Ogni anno ha anche le sue stagioni con cui la liturgia ci fa percorrere questo cammino: da Dio a Dio attraverso l’incarnazione, la morte, la resurrezione, la glorificazione del Cristo, il dono dello Spirito Santo e il ritorno del Signore alla fine dei tempi.
Le stagioni hanno le loro settimane con la domenica al centro che irradia la luce su tutti i giorni.
Ogni giorno ci viene offerta la possibilità di celebrare in sintesi tutto ciò che si vive in un anno, sempre mettendo al centro la Pasqua del Signore.
La Chiesa ci aiuta a vivere questo nuovo stile di vita attraverso la liturgia con cui non solo ci ricorda i vari momenti della vita di Cristo, ma facendone memoria, li rende presenti in maniera da vivere il Natale, la Pasqua, la Pentecoste come degli autentici contemporanei. Nella fede possiamo fare di ogni momento Natale, Pasqua, Pentecoste e ricevere tutte le grazie che Gesù ci ha messo a disposizione facendosi nostro Redentore.
Vivere al ritmo di Dio è bellissimo … ma come fare?
La Chiesa ti vuole insegnare tutto ciò ed è disponibile ad aiutarti.
Accetta la proposta.
Fatti educare alla vita al ritmo di Dio partecipando alla
· S. Messa quotidiana delle 07.30, arriva qualche minuto prima in Caserma: un momento di raccoglimento per iniziare la giornata, terminerà in tempo utile per partecipare alla Cerimonia dell’Alzabandiera
· In queste quattro Domeniche di Avvento partecipa alla S. Messa alle ore 12.00 in Base ci faremo guidare dalla Parola del Signore e dalla Liturgia della Chiesa che attraverso i riti e simboli ci parla della vita: spiegherò la Celebrazione Eucaristica,
· l’8 dicembre Solennità dell’Immacolata: festa della nostra Chiesa: parleremo del Tempio: luogo di Dio e dell’incontro con Lui
· e dal 16 dicembre Novena del Santo Natale: a Scuola di vita con Maria e Giuseppe: una povertà che però non è miseria e che ci educa alla famiglia.
Piccole cose per “vivere al ritmo di Dio”. Cose non solo per alcuni, ma possibilità per tutti di vivere questo tempo e il Santo Natale in modo differente e imparare a conoscere la Chiesa e il suo linguaggio per poi vivere “la Chiesa” nella tua famiglia e nella tua vita.
Ti aspetto.
Vostro
Don Marco
Solbiate Olona, 28 novembre 2010
1° Domenica di Avvento
vi scrivo questa lettera all’inizio di un nuovo anno liturgico: l’AVVENTO e uso le parole dell’Arcivescovo di Cagliari Mons. Giuseppe Mani, già nostro Ordinario Militare di qualche anno or sono. Scrive questo Messaggio alla sua Diocesi, ed essendo interessante il linguaggio e l’immagine ve lo ripropongo quasi integrale con alcune varianti per noi. Lo ringrazio in questa sede della sua amicizia e attenzione e spero che voi abbiate la pazienza di leggere sino in fondo queste poche righe per lasciarvi coinvolgere e camminare insieme.
In un tempo non lontanissimo, in una civiltà che sembra ormai lontana le nostre famiglie, sia in campagna, ma anche in città, vivevano sul ritmo del suono delle campane, ora le campane non suonano più e, quelle poche che suonano, lo fanno soltanto per chiamare alle varie celebrazioni, ma vivere con le campane voleva dire vivere al ritmo di Dio. Perché?
Il tempo è di Dio.
L’anno profano ha come sola misura la rivoluzione della terra intorno al sole, mentre, l’anno liturgico ha per centro la morte e la risurrezione del Signore. Tutto gravita intorno alla Pasqua.
L’anno liturgico, a differenza dell’anno profano, non si richiude su se stesso, come un cerchio per lasciare il posto ad un altro cerchio identico. L’anno liturgico invece, come tutta la vita cristiana più che un cerchio è una parabola il cui punto di partenza è il progetto di Dio, l’apice il mistero pasquale e il punto conclusivo il ritorno del Signore.
Ogni anno ha anche le sue stagioni con cui la liturgia ci fa percorrere questo cammino: da Dio a Dio attraverso l’incarnazione, la morte, la resurrezione, la glorificazione del Cristo, il dono dello Spirito Santo e il ritorno del Signore alla fine dei tempi.
Le stagioni hanno le loro settimane con la domenica al centro che irradia la luce su tutti i giorni.
Ogni giorno ci viene offerta la possibilità di celebrare in sintesi tutto ciò che si vive in un anno, sempre mettendo al centro la Pasqua del Signore.
La Chiesa ci aiuta a vivere questo nuovo stile di vita attraverso la liturgia con cui non solo ci ricorda i vari momenti della vita di Cristo, ma facendone memoria, li rende presenti in maniera da vivere il Natale, la Pasqua, la Pentecoste come degli autentici contemporanei. Nella fede possiamo fare di ogni momento Natale, Pasqua, Pentecoste e ricevere tutte le grazie che Gesù ci ha messo a disposizione facendosi nostro Redentore.
Vivere al ritmo di Dio è bellissimo … ma come fare?
La Chiesa ti vuole insegnare tutto ciò ed è disponibile ad aiutarti.
Accetta la proposta.
Fatti educare alla vita al ritmo di Dio partecipando alla
· S. Messa quotidiana delle 07.30, arriva qualche minuto prima in Caserma: un momento di raccoglimento per iniziare la giornata, terminerà in tempo utile per partecipare alla Cerimonia dell’Alzabandiera
· In queste quattro Domeniche di Avvento partecipa alla S. Messa alle ore 12.00 in Base ci faremo guidare dalla Parola del Signore e dalla Liturgia della Chiesa che attraverso i riti e simboli ci parla della vita: spiegherò la Celebrazione Eucaristica,
· l’8 dicembre Solennità dell’Immacolata: festa della nostra Chiesa: parleremo del Tempio: luogo di Dio e dell’incontro con Lui
· e dal 16 dicembre Novena del Santo Natale: a Scuola di vita con Maria e Giuseppe: una povertà che però non è miseria e che ci educa alla famiglia.
Piccole cose per “vivere al ritmo di Dio”. Cose non solo per alcuni, ma possibilità per tutti di vivere questo tempo e il Santo Natale in modo differente e imparare a conoscere la Chiesa e il suo linguaggio per poi vivere “la Chiesa” nella tua famiglia e nella tua vita.
Ti aspetto.
Vostro
Don Marco
Solbiate Olona, 28 novembre 2010
1° Domenica di Avvento
LA VERA FELICITA’
Lettera Aperta del Cappellano Militare
Carissimi Amici e figli miei,
permettetemi di chiamarvi così, visto il mio ruolo per voi e con voi.
Iniziamo un nuovo mese insieme e vorrei, con voi parlare ad alta voce e comunicarvi i miei pensieri e le mie riflessioni, che spero vi possano servire per fermarvi qualche istante a riflettere.
Immagino la vostra faccia vedendo la lunghezza del testo, ma confido nella vostra bontà e pazienza nell’arrivare sino in fondo alla lettura, vi occuperà 5 minuti del vostro tempo. Grazie della vostra pazienza.
Ogni giorno vivendo con voi, mi accorgo che rischiamo di non goderci la vita appieno, perché concentriamo la nostra attenzione su cosa fanno gli altri, giudicando e criticando continuamente, vedendo il male e la cattiveria in ogni azione senza pensare che forse ci possono essere altre motivazioni e pertanto vorrei richiamare alla vostra attenzione uno stile di vita che credo possa spronarvi a fare sempre di più e meglio, e anche nel leggere non giudicate subito, ma accogliete quello che vi può servire e sorvolate su altre cose, impariamo a vedere il bene e non il limite ovunque.
San Paolo ci dice nelle sue lettere di “gareggiare nello stimarci” e io proprio su questo stile di vita voglio soffermarmi e portare la vostra attenzione, uno stile che ci porterà alla felicità vera, diritto di ogni persona.
Ora per iniziare vi racconto una storia, e in questo parlare con voi, mi faccio aiutare da una “Lettera Pastorale” di qualche anno, or sono, di Mons. Giuseppe Mani, nostro ex Ordinario Militare.
“Un monaco, accettò di andare a cena a casa di un amico. Durante la cena il figlio più piccolo, vedendolo vestito in quel modo, (da monaco) non gli toglieva gli occhi di dosso e gli chiese: "Chi sei?". "Un monaco", rispose il religioso. E lui di rimando: "Cosa fai?". "Mi alzo alle quattro ogni mattina...". "Alle quattro? E cosa fai alle quattro?". "Comincio ad essere felice", replicò prontamente il monaco”.
Ogni uomo deve rispondere così, perché tutti abbiamo diritto alla felicità. Siamo stati creati per essere felici. Ma cos'è la felicità? È la pienezza di quella gioia di cui il cuore ha bisogno.
Una persona senza gioia è come una barca a vela senza vento. Chi non è felice non vive, spesso si lascia vivere, non produce, o produce male, per cui può diventare pericoloso. Qualche anno fa, quando facevo servizio in Aeronautica, un comandante, che conobbi, essendo in servizio presso la Squadra Aerea, della pattuglia delle Frecce Tricolori mi disse una volta: "I miei uomini, anche se addestrati e pronti, quando salgono sull'aereo devono essere soprattutto sereni e felici. Personalmente tengo i contatti con le loro famiglie, perché se tutto non è ok non li lascio partire". “Uno stupendo spettacolo di tecnica potrebbe trasformarsi in tragedia”.
Senza la felicità nel cuore non si vola alto. Dio vuole la nostra felicità come ogni padre la desidera per i propri figli. "Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena", ci ha detto Gesù e attraverso S. Paolo ci ha fatto sapere: "Siate sempre lieti... questa è la volontà di Dio verso voi" [1°Tess. 5,16]; "Rallegratevi nel Signore sempre, ve lo ripeto, rallegratevi" [Fil.4,4]. A quanto pare, allora, la felicità è un ordine, un dovere... proprio così. Perché se non si trovano le ragioni per la propria felicità, non c'è ragione per vivere. Eppure quest'ordine di Dio non vale solo quando tutte le cose vanno bene, tutto corre liscio, ma anche quando ci sono le prove e le sofferenze: bisogna essere lieti nonostante le croci e i dolori. "Siate lieti" questa è la volontà di Dio [Fil. 3,1] .
Credo sia importante chiarire un equivoco: non dobbiamo confondere il piacere con la felicità, perché si può avere la felicità senza il piacere e anche il piacere senza raggiungere la felicità! Gesù ci ha chiarito l'equivoco parlandoci della donna che partorisce: prova dolore, ma è nella gioia perché nasce un essere umano. In questo caso il dolore coesiste con la gioia; anzi, è la ragione di una gioia più grande.
L'uomo ricerca gioia e felicità, per questo sa sottoporsi ad ogni genere di privazioni e di rinunce. Gesù ha una bellissima immagine: quando un uomo si è messo in testa di comprare un terreno dove sa che c'è un tesoro o di comprare un gioiello, è capace di tutto, vende tutto pur di avere quel che desidera. Ciascuno ha un proprio regno dei cieli per il quale vende tutto; il problema è che il vero Regno dei cieli c'è, ed e quello in cui si trova la vera felicità: Dio. E finché l'uomo non avrà trovato la strada per raggiungerlo, non troverà la sua felicità. Ogni ricerca dell'uomo - intendiamoci - può essere onesta e sincera perché le aspirazioni profonde dell'animo umano - essere felici, conoscere, amare, ammirare - sono oneste. La ricerca dei beni umani può portare a Dio, ma è indispensabile trovare la via giusta, altrimenti quelle che devono essere viste e ammirate come icone dell'amore e della bellezza di Dio, diventano idoli che noi adoriamo e che chiamiamo con nomi diversi: piacere, potere, sesso, salute... Una volta raggiunti però la nostra vita non si riempie di felicità. Perché? Perché Dio, creandoci per essere felici, ha messo nel cuore di ciascun uomo un suo seme, un seme che fa parte della pienezza della nostra umanità e che va nutrito, coltivato e forse risuscitato se si fosse seccato o se, addirittura, fosse morto. Dio è la felicità dell'uomo. Tanti cercano la felicità in Dio, ma il vero problema è come trovare Dio. Dov'è Dio? Si può avvicinare, incontrare, contattare, comunicare con Lui?
Si tutto questo è possibile, conoscendo il suo Figlio Gesù, il quale ha detto di se: "lo sono la Via". Al di fuori di Lui però non esiste altra strada.
Tutto si gioca sulla fiducia in quest'uomo e dopo duemila anni dalla sua nascita devo responsabilmente interrogarmi come mi pongo nei confronti di Lui. Anzi, è Gesù stesso che mi interroga: "Per te, chi sono io?" La domanda è strettamente personale: "Dimmi chi sono io per te".
Prima chiede la tua fiducia, poi farà per te anche miracoli! Ma per prima cosa bisogna credere in Lui, scommettere su di Lui, poi stai certo che Lui non ti deluderà mai: anzi, sarà sorprendente con la sua azione e con i suoi interventi.
Nella fede l'unico senso che funziona è l'udito. Per questo Dio nella Bibbia dice continuamente: "Ascolta... Ascolta. ..Ascolta...". Lentamente poi entrano in gioco anche gli altri sensi, ma solo nella misura in cui credi sempre più profondamente, come se tu vedessi senza aver veduto. Gesù è misteriosamente vicino a te. Non ti abbandona mai, e per camminare verso Dio non ti mette in mano solo una piantina che ti indichi la strada, ma ti prende per mano e ti dice: "Seguimi" e vedrai che arriverai.
Carissimi, vi invito a ripensare a queste parole che vi lascio e a intraprendere questo cammino e vi invito a farlo partendo dalla vita ordinaria, dal senso di essa e da questa vita che vi invito ad ordinare e cercare Dio.
Molte volte ci abbruttiamo stando soli con i nostri problemi, pensieri e situazioni dimenticando che viviamo con altri e che il Signore non ci lascia soli, se sappiamo cercarlo, pertanto, vi invito ad essere persone positive, gentili, eleganti, delicate, che sanno godere delle piccole cose, che sanno trasformare le situazioni ordinarie in straordinarie, con il vostro impegno e la vostra determinazione. Eleganza nei modi, eleganza nel linguaggio, che deve essere gentile senza parole volgari e anche i gesti gentili ed eleganti in ogni situazione della vita, a tavola, tra di noi … vi accorgerete come stupirete le persone se sarete gentili ed educati, di quell’educazione che talvolta è un ricordo lontano, educazione nel gioco, nel lavoro, eleganza nel vestire, un po’ di buon gusto che non guasta e vi presenterete al 75% agli altri in modo buono, insomma, un po’ di amor proprio nel presentarsi, nel lavorare: cura del fisico e di tutto quanto ne consegue, tutto ciò non ci fa meno uomini e meno soldati, essere educati, gentili e parla bene degli altri ci qualifica.
Non abbruttiamoci perdendo l’orgoglio e la dignità personale, amiamoci e vogliamoci bene anche in queste piccole cose e in questa vita cerchiamo il Signore, diamoci dei tempi, dei modi, occupiamo il tempo libero costruendo qualche cosa che possa arricchire la nostra vita interiore, qualunque essa sia.
Il rischio è che preoccupati di cercare e avere cose, che talvolta non riusciamo ad ottenere, non riusciamo a godere quello che abbiamo.
Questo modo di fare, prendendo la vita con calma e serietà ci porterà alla vera felicità, sapendo costruire relazioni serie e non occasionali, cercando ciò che ci fa crescere, occupando il tempo sia sul lavoro con serietà, impegno, responsabilità e inventiva, e quello libero con ingegno dedicandoci allo sport, alla lettura, film, … il divertimento e il relax servono a rifocillare le cellule del cervello che devono sempre essere collegato.
Questa è la strada per realizzarci appieno e per scoprire Dio. Il tuo tempo e la tua vita vissuta da protagonisti come giorno unico e irrepetibile ti porteranno a scoprire il volto di Dio e a fidarti e affidarti a Lui e ad essere profondamente felice.
Alcune domande per chiudere questo mio parlare con voi, nel segreto della vostra vita: come vivi la tua giornata, quali sono le cose veramente importanti, quali le cose che ti fanno perdere la serenità, com’è il rapporto con le altre persone, come vivi le tue giornate, sei disponibile verso gli altri, sei felice della tua vita, cosa credi non vada, cosa hai costruito o stai costruendo …. ?
Rimango a vostra disposizione per qualsiasi chiarimento o dialogo personale.
Solbiate Olona, 1° Novembre 2010
Solennità di Tutti i Santi
Vostro don Marco
Lettera Aperta del Cappellano Militare
Carissimi Amici e figli miei,
permettetemi di chiamarvi così, visto il mio ruolo per voi e con voi.
Iniziamo un nuovo mese insieme e vorrei, con voi parlare ad alta voce e comunicarvi i miei pensieri e le mie riflessioni, che spero vi possano servire per fermarvi qualche istante a riflettere.
Immagino la vostra faccia vedendo la lunghezza del testo, ma confido nella vostra bontà e pazienza nell’arrivare sino in fondo alla lettura, vi occuperà 5 minuti del vostro tempo. Grazie della vostra pazienza.
Ogni giorno vivendo con voi, mi accorgo che rischiamo di non goderci la vita appieno, perché concentriamo la nostra attenzione su cosa fanno gli altri, giudicando e criticando continuamente, vedendo il male e la cattiveria in ogni azione senza pensare che forse ci possono essere altre motivazioni e pertanto vorrei richiamare alla vostra attenzione uno stile di vita che credo possa spronarvi a fare sempre di più e meglio, e anche nel leggere non giudicate subito, ma accogliete quello che vi può servire e sorvolate su altre cose, impariamo a vedere il bene e non il limite ovunque.
San Paolo ci dice nelle sue lettere di “gareggiare nello stimarci” e io proprio su questo stile di vita voglio soffermarmi e portare la vostra attenzione, uno stile che ci porterà alla felicità vera, diritto di ogni persona.
Ora per iniziare vi racconto una storia, e in questo parlare con voi, mi faccio aiutare da una “Lettera Pastorale” di qualche anno, or sono, di Mons. Giuseppe Mani, nostro ex Ordinario Militare.
“Un monaco, accettò di andare a cena a casa di un amico. Durante la cena il figlio più piccolo, vedendolo vestito in quel modo, (da monaco) non gli toglieva gli occhi di dosso e gli chiese: "Chi sei?". "Un monaco", rispose il religioso. E lui di rimando: "Cosa fai?". "Mi alzo alle quattro ogni mattina...". "Alle quattro? E cosa fai alle quattro?". "Comincio ad essere felice", replicò prontamente il monaco”.
Ogni uomo deve rispondere così, perché tutti abbiamo diritto alla felicità. Siamo stati creati per essere felici. Ma cos'è la felicità? È la pienezza di quella gioia di cui il cuore ha bisogno.
Una persona senza gioia è come una barca a vela senza vento. Chi non è felice non vive, spesso si lascia vivere, non produce, o produce male, per cui può diventare pericoloso. Qualche anno fa, quando facevo servizio in Aeronautica, un comandante, che conobbi, essendo in servizio presso la Squadra Aerea, della pattuglia delle Frecce Tricolori mi disse una volta: "I miei uomini, anche se addestrati e pronti, quando salgono sull'aereo devono essere soprattutto sereni e felici. Personalmente tengo i contatti con le loro famiglie, perché se tutto non è ok non li lascio partire". “Uno stupendo spettacolo di tecnica potrebbe trasformarsi in tragedia”.
Senza la felicità nel cuore non si vola alto. Dio vuole la nostra felicità come ogni padre la desidera per i propri figli. "Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena", ci ha detto Gesù e attraverso S. Paolo ci ha fatto sapere: "Siate sempre lieti... questa è la volontà di Dio verso voi" [1°Tess. 5,16]; "Rallegratevi nel Signore sempre, ve lo ripeto, rallegratevi" [Fil.4,4]. A quanto pare, allora, la felicità è un ordine, un dovere... proprio così. Perché se non si trovano le ragioni per la propria felicità, non c'è ragione per vivere. Eppure quest'ordine di Dio non vale solo quando tutte le cose vanno bene, tutto corre liscio, ma anche quando ci sono le prove e le sofferenze: bisogna essere lieti nonostante le croci e i dolori. "Siate lieti" questa è la volontà di Dio [Fil. 3,1] .
Credo sia importante chiarire un equivoco: non dobbiamo confondere il piacere con la felicità, perché si può avere la felicità senza il piacere e anche il piacere senza raggiungere la felicità! Gesù ci ha chiarito l'equivoco parlandoci della donna che partorisce: prova dolore, ma è nella gioia perché nasce un essere umano. In questo caso il dolore coesiste con la gioia; anzi, è la ragione di una gioia più grande.
L'uomo ricerca gioia e felicità, per questo sa sottoporsi ad ogni genere di privazioni e di rinunce. Gesù ha una bellissima immagine: quando un uomo si è messo in testa di comprare un terreno dove sa che c'è un tesoro o di comprare un gioiello, è capace di tutto, vende tutto pur di avere quel che desidera. Ciascuno ha un proprio regno dei cieli per il quale vende tutto; il problema è che il vero Regno dei cieli c'è, ed e quello in cui si trova la vera felicità: Dio. E finché l'uomo non avrà trovato la strada per raggiungerlo, non troverà la sua felicità. Ogni ricerca dell'uomo - intendiamoci - può essere onesta e sincera perché le aspirazioni profonde dell'animo umano - essere felici, conoscere, amare, ammirare - sono oneste. La ricerca dei beni umani può portare a Dio, ma è indispensabile trovare la via giusta, altrimenti quelle che devono essere viste e ammirate come icone dell'amore e della bellezza di Dio, diventano idoli che noi adoriamo e che chiamiamo con nomi diversi: piacere, potere, sesso, salute... Una volta raggiunti però la nostra vita non si riempie di felicità. Perché? Perché Dio, creandoci per essere felici, ha messo nel cuore di ciascun uomo un suo seme, un seme che fa parte della pienezza della nostra umanità e che va nutrito, coltivato e forse risuscitato se si fosse seccato o se, addirittura, fosse morto. Dio è la felicità dell'uomo. Tanti cercano la felicità in Dio, ma il vero problema è come trovare Dio. Dov'è Dio? Si può avvicinare, incontrare, contattare, comunicare con Lui?
Si tutto questo è possibile, conoscendo il suo Figlio Gesù, il quale ha detto di se: "lo sono la Via". Al di fuori di Lui però non esiste altra strada.
Tutto si gioca sulla fiducia in quest'uomo e dopo duemila anni dalla sua nascita devo responsabilmente interrogarmi come mi pongo nei confronti di Lui. Anzi, è Gesù stesso che mi interroga: "Per te, chi sono io?" La domanda è strettamente personale: "Dimmi chi sono io per te".
Prima chiede la tua fiducia, poi farà per te anche miracoli! Ma per prima cosa bisogna credere in Lui, scommettere su di Lui, poi stai certo che Lui non ti deluderà mai: anzi, sarà sorprendente con la sua azione e con i suoi interventi.
Nella fede l'unico senso che funziona è l'udito. Per questo Dio nella Bibbia dice continuamente: "Ascolta... Ascolta. ..Ascolta...". Lentamente poi entrano in gioco anche gli altri sensi, ma solo nella misura in cui credi sempre più profondamente, come se tu vedessi senza aver veduto. Gesù è misteriosamente vicino a te. Non ti abbandona mai, e per camminare verso Dio non ti mette in mano solo una piantina che ti indichi la strada, ma ti prende per mano e ti dice: "Seguimi" e vedrai che arriverai.
Carissimi, vi invito a ripensare a queste parole che vi lascio e a intraprendere questo cammino e vi invito a farlo partendo dalla vita ordinaria, dal senso di essa e da questa vita che vi invito ad ordinare e cercare Dio.
Molte volte ci abbruttiamo stando soli con i nostri problemi, pensieri e situazioni dimenticando che viviamo con altri e che il Signore non ci lascia soli, se sappiamo cercarlo, pertanto, vi invito ad essere persone positive, gentili, eleganti, delicate, che sanno godere delle piccole cose, che sanno trasformare le situazioni ordinarie in straordinarie, con il vostro impegno e la vostra determinazione. Eleganza nei modi, eleganza nel linguaggio, che deve essere gentile senza parole volgari e anche i gesti gentili ed eleganti in ogni situazione della vita, a tavola, tra di noi … vi accorgerete come stupirete le persone se sarete gentili ed educati, di quell’educazione che talvolta è un ricordo lontano, educazione nel gioco, nel lavoro, eleganza nel vestire, un po’ di buon gusto che non guasta e vi presenterete al 75% agli altri in modo buono, insomma, un po’ di amor proprio nel presentarsi, nel lavorare: cura del fisico e di tutto quanto ne consegue, tutto ciò non ci fa meno uomini e meno soldati, essere educati, gentili e parla bene degli altri ci qualifica.
Non abbruttiamoci perdendo l’orgoglio e la dignità personale, amiamoci e vogliamoci bene anche in queste piccole cose e in questa vita cerchiamo il Signore, diamoci dei tempi, dei modi, occupiamo il tempo libero costruendo qualche cosa che possa arricchire la nostra vita interiore, qualunque essa sia.
Il rischio è che preoccupati di cercare e avere cose, che talvolta non riusciamo ad ottenere, non riusciamo a godere quello che abbiamo.
Questo modo di fare, prendendo la vita con calma e serietà ci porterà alla vera felicità, sapendo costruire relazioni serie e non occasionali, cercando ciò che ci fa crescere, occupando il tempo sia sul lavoro con serietà, impegno, responsabilità e inventiva, e quello libero con ingegno dedicandoci allo sport, alla lettura, film, … il divertimento e il relax servono a rifocillare le cellule del cervello che devono sempre essere collegato.
Questa è la strada per realizzarci appieno e per scoprire Dio. Il tuo tempo e la tua vita vissuta da protagonisti come giorno unico e irrepetibile ti porteranno a scoprire il volto di Dio e a fidarti e affidarti a Lui e ad essere profondamente felice.
Alcune domande per chiudere questo mio parlare con voi, nel segreto della vostra vita: come vivi la tua giornata, quali sono le cose veramente importanti, quali le cose che ti fanno perdere la serenità, com’è il rapporto con le altre persone, come vivi le tue giornate, sei disponibile verso gli altri, sei felice della tua vita, cosa credi non vada, cosa hai costruito o stai costruendo …. ?
Rimango a vostra disposizione per qualsiasi chiarimento o dialogo personale.
Solbiate Olona, 1° Novembre 2010
Solennità di Tutti i Santi
Vostro don Marco
"Lettera Aperta": Riflessioni estemporanee del Cappellano
IL MONDO CHE CONOSCO, GLI UOMINI E LE DONNE CHE SERVO,
LA CHIESA CHE AMO
Riflessioni estemporanee del Cappellano Militare alla sua comunità
Carissimi figli,
e cari lettori e visitatori del Blog Una Voce, pagina virtuale, che ormai conoscete e che ho voluto per offrirvi riflessioni, informazioni e parlare con voi. Credo sia una grande opportunità che la tecnologia ci offre oggi, un “pulpito” virtuale dove parlare, comunicare e offrire spunti di riflessione, avvisi e informazioni, idee, voce a situazioni, attività … Tutti parlano e molte volte a vuoto o dicendo cattiverie, falsità, creando false ideologie, e rischiando di soffocare la Parola, con le parole. L’unica Parola vera è Gesù, con il suo Vangelo, al quale, ho dedicato la mia vita, dicendo, un giorno, il mio si al Signore che mi ha chiamato a essere suo testimone, anche se per questa risposta, non sono migliore di altri, ma cerco, con le mie pochezze, di rendere testimonianza del Suo amore e della Sua fiducia, rispondendo con la mia fedeltà. In un mondo che vive di virtuale, credo che possa essere una buona cosa questo strumento. Al di là della bellezza tipografica o dalla profondità dei contenuti, è sicuramente una voce che gira, e che desidera creare mentalità di pace, di serenità, di amore, di dialogo, parlare del mondo che conosco, degli uomini e le donne che Servo, della Chiesa che amo. Si parla di Dio e dell’uomo alla ricerca di Lui, mentre vive la sua vita e la nostra vita specifica di militari e di militari cristiani.
Oggi, con queste parole, con questa “lettera aperta”, voglio suggerirvi di mettere ordine nella vita e creare dei punti fermi alla ricerca o al compimento delle vostre storie personali.
Cosa stai facendo, come vivi la tua vita, che scelte hai fatto o stai facendo, come vivi la tua vocazione ad essere militare: sei convinto, lo vivi come un qualsiasi lavoro o come un servizio, con dignità o superficialità….? Cosa stai costruendo o cosa hai costruito nella tua vita? Sei felice, cosa vorresti migliorare o non fare più? Come va il rapporto con la tua famiglia: genitori, moglie, figli … come va con i tuoi amici, colleghi, quali sono le tue priorità? Che svaghi hai, cosa leggi, in cosa credi? Sei fedele alle tue scelte? Ti fai le domande importanti della vita? Vivi la fede in Dio o in cosa? Come cerchi di coltivare il tuo spirito? Quali i tuoi obbi, le tue letture, come occupi il tempo libero, cosa progetti, come vivi il rapporto con il mondo, le cose, le persone? Sei disponibile verso le persone bisognose: poveri, vicini, situazioni … ?
Quante domande vi starete chiedendo, si vero, ma sono domande retoriche, alle quali non ho risposte, ma ognuno da le sue risposte. Io do le mie da uomo che ha ascoltato e cerca di ascoltare ogni giorno la voce di Dio che l’ha chiamato e l’ha seguito anche se indegnamente, anche se senza meriti e con molti limiti e difficoltà, peccati e tristezze personali, ma con una grande gioia nel cuore, quella di sapere che Dio mi usa anche se non sono bravo, intelligente, forte …Egli non sceglie i “suoi” perché migliori, no assolutamente, ma forse, perché più disponibili. Una volta che gli hai detto si, devi continuamente cercare di stare con Lui combattendo con i tuoi difetti, sapendo che Lui ti ama e non ti giudica.
Chi mi conosce personalmente sa quanto sono limitato, e vivace, ma spero di avervi fatto comprendere quanto sia bello essere dalla parte del Signore e lavorare nella sua Vigna: la Chiesa, si quella Chiesa che viene criticata, che va sui giornali con notizie tristi e scandalose, quella Chiesa fatta da intrighi e da limiti umani, quella Chiesa che però ha voluto Dio come mediazione tra Lui e noi e che va amata al di la’ degli uomini che la incarnano in questo o quel momento storico, perché a dargli la forza è la Sua Parola: il Vangelo che non muta, che non ha compromessi, limiti o difetti ma è la verità tutta intera. Questo è il Cristo e quella Chiesa che vi presento, quel Dio che si è fatto uomo per dirci quanto ci vuol bene e che a tutti costi ci vuole con se e accanto a se attraverso il cammino dei Sacramenti. Questa è la mia vita che cerco di vivere ogni giorno, nel bene e nel male, con semplicità, povertà personali e difficoltà, ma sempre alla ricerca dell’amore a Dio attraverso il servizio ai fratelli, come uomo, prete e militare.
Sono questi i convincimenti che animano il mio cuore, e la mia presenza tra di voi, cari amici soldati. Voi siete il mio gregge, quella porzione che il Vescovo, in quanto Apostolo, affida ai suoi collaboratori, i preti, per costruire, animare e guidare quella parte di Vigna che la Chiesa gli ha affidato. Questa è la dinamica della Chiesa nella quale tutti, con compiti diversi, siamo chiamati a vivere e inserirsi per camminare verso il Signore.
Forse i confratelli che mi leggono, sorridono, o i superiori pensano che sia invasato, o voi che mi conoscete, pensate: ma che sta dicendo? Vi dico solo quello che c’è nel mio cuore e quello che credo profondamente: amo Dio e la Sua Chiesa e per fare questo, servo i fratelli la’ dove la volontà del Signore, espressa dai superiori, si esprime nella mia storia personale di volta in volta e questo è quello che vi invito a fare e a vivere anche voi come militari nell’accettare e vivere il presente come se fosse la prima, l’unica e l’ultima cosa da fare.
Cercate le cose di lassù, dice san Paolo, e io ogni giorno le cerco nel quotidiano della mia vita e mi sforzo di indicarle anche a voi, con il desiderio di percorrere insieme la strada e condividere la vita che ci condurrà da Lui.
Ora, cari amici, sappiate fermarvi a riflettere, sappiate guardarvi attorno, sappiate scorgere i visi delle persone che incontrate, sappiate contemplare il cielo, sappiate ascoltare i suoni, i rumori … sappiate accorgervi di ciò che accade attorno a voi, sappiatevi stupirvi delle piccole cose di ogni giorno e lì incontrerete la presenza e la grandezza di Dio. Non chiedete miracoli, non imputate a Dio il bene e il male che accade in voi e attorno a voi, ma cambiate il vostro cuore, il vostro modo di pensare, di vedere le cose e guardate attraverso la lente del Vangelo e vi accorgerete che la vita è un’avventura meravigliosa che vale la pena viverla sempre e comunque, cercando, si di migliorarla, ma sapendosi accontentare di quello che si è e di quello che si ha, senza invidie, cattiverie, falsità, gelosie … ma con l’amore e l’ autenticità della vostra vita.
Ora mi permetto di scrivervi, qui sotto, la mia giornata tipo per offrirvi uno spunto. Questa, per me è la risposta concreta di una serie di azioni che hanno come logica quello di cui vi ho parlato. Ovviamente ci sono delle varianti di giorno in giorno e quello che conta sono le persone, ma questa giornata è il filo conduttore per non perdere la presenza di Dio nella vita, per crescere umanamente e spiritualmente, per dare senso alle idee e alle parole e creare una scala di priorità degli eventi del giorno: troppo fiscale, o folle? Si forse, ma mettere ordine nella vita e dare un senso alle cose che si fanno, penso sia importante per saper ascoltare la Voce del Signore che parla al cuore di ogni uomo e la voce degli uomini che raccontano la loro vita … questo il mio modo, discutibile certamente, ma ve ne ho parlato per invogliarvi, non a fare come me, non lo penso e non ho questa presunzione, ma a spronarvi a fare una scala di valori delle cose e ricordarvi di mettere Dio in questa scala. Dove sta ora? A quale posizione l’hai messo? …
Vi saluto, e vi ringrazio di avermi letto, spero che queste semplici parole vi aiutino a fermarvi qualche istante a riflettere. Vi auguro un buon cammino e rimango a disposizione per il dialogo personale e il confronto.
Questa la mia giornata tipo:
ore 05.00 Sveglia
ore 06.00 in Chiesa: Preghiera personale Lodi e Meditazione
ore 07.30 S. Messa
ore 08.00 in Caserma: attività in Base
ore 10.00 in Caserma: attività fisica, Preghiera: Angelus, Ora Media, Rosario, Brek
ore 12.00 in Ufficio, Caserma, Chiesa: udienze, incontri, visite, confessioni, ecc…
ore 17.00 In Chiesa: Preghiera personale Vespri e Adorazione
ore 19.00 in Casa e fuori: Lettura, studio o visita alle Famiglie
ore 22.00 in Casa: Compieta e Riposo
Solbiate Olona, 1° ottobre 2010
S. Teresa di Gesù Bambino
Vi saluto
con l’amicizia di cui sapeteVostro don Marco
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